La Juve, per il nono anno di fila, vince il titolo di Campione d’Italia e, Alex Del Piero (non uno qualsiasi), intervenuto negli studi di Sky Sport, ha incoronato Sarri “uomo scudetto”.

Già perchè dopo i tre scudetti della rinascita targati Conte e i cinque conquistati sotto la gestione Allegri, quest’ultimo porta la firma di Maurizio Sarri.

Non è stata, però, una stagione semplice sotto molti punti di vista.

La prima del Comandante sulla panchina bianconera è stata ricca di insidie ma alla fine ha centrato il titolo.

Il suo arrivo alla Continassa, dopo svariati giorni in cui mediaticamente echeggiava il nome di Guardiola, è stato accolto con scetticismo.

“Arrivo con scetticismo come ovunque sono stato.
Arrivo a Empoli dalla C e sono tutti scettici, arrivo a Napoli da Empoli e sono tutti scettici, arrivo al Chelsea dal Napoli e sono tutti scettici, arrivo alla Juve dal Chelsea e questo potrebbe scatenare meno scetticismo, ma c’è la storia mia.
Conosco un solo modo per togliere lo scetticismo: vincere e convincere…”

 

 

D’altronde, anche i suoi predecessori non furono accolti a furor di popolo.

La sua tuta e la sua sigaretta per molti rappresentavano uno snaturare la Signora e il suo stile.

“La tuta? Parlerò con la società. Io preferirei non andare in panchina con la divisa sociale. L’importante è che a questa età non mi mandino nudo”.

Il suo passato fatto per lo più di gavetta su campi periferici (e non in club prestigiosi) e il suo modo di comunicare, ad alcuni, hanno fatto storcere il naso.

Il suo Sarriball o Sarrismo, che avrebbe dovuto portare la squadra ad esprimere un calcio esuberante, lo ha investito di aspettative.

Dopo un mercato confusionario, con la rosa a disposizione -non propriamente adatta a un gioco veloce e offensivo e abituata a tutt’altra filosofia di calcio-, si è calato nella parte con l’umiltà di chi ha costruito una carriera a piccoli passi, iniziando in seconda categoria.

“Bisogna entrare in punta di piedi e pian piano cambiare le cose che ti piacciono di meno. Non è che puoi entrare in una società che vince da 8 anni e cambiare le cose, sarebbe anche poco intelligente”.

E, con la franchezza che lo contraddistingue aveva avvisato tutti al suo arrivo:Questa squadra ha delle caratteristiche molto ben delineate, non giocherà mai come le mie squadre del passato“.

Già, perché non si può avere tutto e subito e lui lo sa bene perchè lo ha provato sulla propria pelle.

Vuoi per singolarità, vuoi per cinque anni di un calcio agli antipodi, solo uno sconsiderato poteva pensare che la sua Juve si sarebbe potuta vedere già alla prima stagione.

“Il mio modo di fare calcio è diverso, ma mi devo misurare e capire quanto il mio calcio può portarsi con produttività alla Juve.”

Non sono mancati problemi e pressioni.

Pronti via, nella pre season, proprio nella fase della stagione in cui allenatore e squadra si iniziano a conoscere e durante la quale un tecnico inizia a dare la sua impronta e a curare i dettagli della svolta, Sarri ha dovuto fare i conti con gravi problemi di salute.

Juventus, l’assenza di Sarri tra realtà e mistificazione

Problemi di salute vari che hanno coinvolto, poi, durante la stagione, anche molti giocatori della rosa costringendo l’allenatore a svariare e inventare in cerca di equilibrio.
Oltre agli infortuni seri (Giorgio Chiellini, Merih Demiral, Sami Khedira, Douglas Costa), ci sono stati confronti accesi, polemiche, il fantasma del passato poi c’è stato il COVID con relativo lockdown, giocatori positivi, allenamenti da casa, prima della ripresa che ha messo tutti di fronte a un calendario serrato e al clima estivo: la costruzione del nuovo progetto ha subito non pochi ostacoli.

sarri
fonte immagine: profilo twitter uff juventus fc

Sebbene, nonostante la vittoria del tricolore, si sia consapevoli che serve ancora tempo prima di vedere la Juve plasmata al 100%, sarebbe ingiusto però negare il lavoro rivoluzionario del tecnico e non riconoscergli il dovuto merito ignorando anche alcune intuizioni proprie del suo marchio.

Ha affidato il centrocampo a Rodrigo Bentancur (un giovane pronto a imparare, sbocciare e giocare con continuità) aumentando il dinamismo.
Ha trasformato Cuadrado in un esterno di difesa. Una difesa che se ha subito qualche gol di troppo è perchè si schiera alta (come sarrismo chiede).
Inoltre, rispetto alla stagione passata, Ronaldo è diventato più prolifico passando da 28 a 35 reti segnate in tutte le competizioni e Dybala che era pronto a essere ceduto è diventato fondamentale e fenomenale: giocando in libertà ha deliziato con magie degne del 10. E poi schemi, come quello che ha portato al gol Ronaldo nella sfida contro la Samp che è valso il titolo matematico e palleggi (a volte sbagliati ma comunque tentati).

Il cambiamento non è mai facile da accettare e questo Sarri ha dimostrato di saperlo.
Ha incassato, appuntato, sudato e ha accettato compromessi per plasmarsi all’ambiente e ai giocatori.

Sigaretta dopo sigaretta (pare che ne fumi 80 al giorno, una ogni 12 minuti) ha compreso con intelligenza che alla Juve avrebbe davvero potuto fare il grande salto e coronare il suo sogno. 

E così, una volta vinto il suo primo titolo, in diretta TV, ai microfoni di ‘Sky Sport’, riceve la sua “bionda” da Szczęsny: 

“Tieni, te la sei meritata!”

Perchè, come ha detto Del Piero: “Entrare e inserirsi in questo gruppo, con apertura, e con la pressione a cui è stato sottoposto non era facile” ma il Comandante ce l’ha fatta e perchè è il coronamento di una carriera fatta di scelte, sacrifici e crescita.

Forse proprio perchè Sarri è uno che non ha avuto paura di lasciare il suo lavoro in banca pur di dedicarsi al calcio; forse il suo essere diretto e poco impostato che in molti vedono come limite in realtà è il suo più grande pregio che gli ha permesso di capire che lui può dare alla Juve ma che la stessa Juve poteva dare a lui.
“Se avete vinto con me, siete forti!”
Questa frase, pronunciata durante i festeggiamenti della squadra, è la sintesi perfetta di ciò che, ad oggi, Sarri ha dato alla Juve in questo anno che può essere definito a tutti gli effetti strano.
Per il resto, dopo questa stagione che può considerarsi di transizione, serve pazienza, un’adeguata costruzione della rosa, consapevolezze e maggiore comprensione, come è accaduto nel passato con i suoi predecessori che hanno poi conquistato trofei e di pari passo anche la piazza e il prestigio.
Caterina Autiero
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