Doppia seduta per difensori e portieri, il resto del gruppo si è allenato nel pomeriggio. Questo è quanto ha stabilito Maurizio Sarri. I difensori hanno dedicato due ore ad una seduta speciale. In questa scelta c’è la sintesi del Napoli marchiato Sarri: parlare poco e lavorare tanto, anche se le cose vanno bene.

Un reparto, la difesa, che è stato il “tallone d’Achille” degli Azzurri negli ultimi anni e che adesso registra numeri sorprendenti. Vero è che rispetto all’ultimo Napoli c’è stato il ritorno di Reina tra i pali (non di poco conto in termini di esperienza e tranquillità al reparto) e che sugli esterni ci sono uomini nuovi ma è evidente che dietro agli appena due gol subiti nelle ultime sei gare di campionato c’è un lavoro di squadra che coinvolge centrocampisti e attaccanti e che è curato nei minimi dettagli dal tecnico.

Il Napoli è una squadra (completa) e l’artefice è lui. I numeri parlano chiaro, il gioco espresso ne è la riprova, la mentalità della squadra e della piazza confermano. Solo 8 reti subite, realizzandone 40, in 17 partite stagionali: oltre a non prendere gol il Napoli segna, anche parecchio. Gioca bene è una squadra tonica e ben messa in campo. Approccia le gare in maniera serena ma è anche matura: nessuna ansia alla ricerca del gol ma pazienza per poi colpire.

L’impronta di Sarri è tangibile ovunque. E pensare che il tecnico si trova li quasi per caso: dopo che De Laurentiis aveva tentato di portare a Napoli Emery  e aveva incontrato Mijailović; tanti nomi erano stati accostati alla panchina azzurra e alla fine è arrivato lui,  in punta di piedi, da Empoli, facendo storcere più di qualche naso.

Napoli's head coach Maurizio Sarri gives instructions during the Serie A soccer match between AC Milan and Napoli at the Giuseppe Meazza stadium in Milan, Italy, 4 October 2015. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Con umiltà e meticolosità ha saputo incidere più di ogni più rosea aspettativa cambiando il volto alla squadra. Pronto nel capire le situazioni e nel costruire quello che è adesso il Napoli.  Intelligente nel valutare gli uomini a disposizione e nell’ abbandonare il suo credo calcistico. Dal 4-3-1-2 è passato al 4-3-3, e poco importa se a farne le spese sia stato Valdifiori (non esistono pupilli ma valide alternative). Così Sarri ha saputo rispolverare e rivalutare Jorginho che in cabina di regia ha il compito di accendere la luce e far partire “le idee del tecnico”, il tutto con il supportato di Allan dedito a “mordere le caviglie”. L’attacco è sempre stato di livello ma anche in questo reparto e nella manovra offensiva c’è lo  zampino dell’allenatore: basta semplicemente osservare quanto Higuain sia voglioso o l’abbraccio che gli ha riservato Insigne a Verona.

Silenzioso e pacato, sempre, anche quando l’idolo della piazza, Maradona, lo aveva messo in discussione: “spero solo di fargli cambiare leggermente idea” rispose Sarri perchè lui è uno che agisce, non parla: per questo la parola scudetto non si pronuncia, ma… …

Caterina Autiero