Dopo la condanna da parte della Curva Sud del Benevento per la consegna a Salvini della maglia della squadra campana, ci si chiede quanto ancora oggi la politica possa usare il tifo sportivo per propaganda elettorale.

Se a causa del COVID-19 il mondo del calcio – e in generale quello dello sport – si è prudentemente fermato, quello della politica non è mai andato in quarantena né tantomeno in lockdown.

Al netto di ciò che è stato detto e fatto (e all’occorrenza, non detto e non fatto) dai nostri governanti, la giostra politica, specialmente quella della parte opposta a chi è attualmente al potere, non è stata mai ferma ai box. Tutt’altro.

Ha passato, diciamolo pure, gran parte del tempo a contestare aspramente qualsiasi decisione e provvedimento adottato in una situazione delicata come quella paventata durante una pandemia mondiale.

Vabbè, è il loro compito, si dirà. Fare i bastian contrari è la regola politica, sennò che opposizione sarebbe?!

Assolutamente si! Ma è per caso compito loro strumentalizzare qualsiasi cosa passi sotto tiro per i propri scopi chiaramente elettorali?

E’ quello che è accaduto qualche giorno fa in quel di Benevento, città gloriosa del Sannio, città campana, città del Sud.

Durante la tappa in Campania del suo infinito tour  pre elezioni regionali previste per settembre, il leader della Lega Matteo Salvini, in visita appunto nella città delle “Streghe” (tra l’altro appena meritatamente promossa in Serie A) è stato “omaggiato”  – non si sa bene da chi –  della casacca giallorossa a strisce della squadra.

Salvini naturalmente non ha esitato a scattarsi uno dei suoi consueti selfie con indosso la suddetta maglia.

Da lì si è scatenata la reazione della Curva Sud del Benevento che ha prontamente postato un messaggio sui social in cui si dissocia totalmente da chi ha fatto omaggio di un oggetto che, per chi ama il calcio e la propria città, rappresenta quasi un vessillo sacro, da non insozzare con alcuna idea o ideologia politica o presunta tale.

Un gesto di orgoglio, quello da parte della Curva Sud, che riporta alla cronaca quello che sta sempre più diventando ciò che la politica non DOVREBBE mai essere: tifo.

Il tifo è solo sportivo, è sfottò senza crudeltà, agonismo, correttezza, passione, identità.

Diciamolo pure, tutto quello che non fa parte della terminologia politica, specie quella degli ultimi 25 anni e forse poco più.

In politica si tifa ormai, non ci sono idee ed intenti condivisi, non c’è critica costruttiva, il contraddittorio è oscurato da offese anche di bassissimo stampo, oltre che da strumentalizzazioni di ogni tipo.

Si tifa il singolo politico, al di là che possa avere idee e programmi degni di un paese civile.

Se tutto questo poi lo applichiamo allo sport, e in questo contesto specifico al calcio, ci rendiamo conto della deriva che la politica di oggi ha preso.

La politica lontano dal tifo, l’amore ha solo i colori della propria squadra, non quelli di un partito.

Provare a raccattare consensi usando la passione di un popolo, è quanto di più becero un esponente politico possa fare.

Così come utilizzare il dolore altrui per i propri scopi (ma questa è un’altra storia).

curva sud benevento salvini

La ferma condanna della Curva del Benevento al gesto –  senza dubbio di pessimo gusto –  di un politico che soltanto fino a pochi anni fa inveiva senza ritegno contro il Sud tutto, ed ora, sorprendentemente, conta tra le fila del suo partito non pochi cittadini del Sud, è certamente da scolpire nella pietra.

Da rendere monito per chiunque (di destra o sinistra, di colore blu, bianco, rosso o verde) provi in futuro a fare del calcio e di tutto lo sport uno strumento della politica, a proprio uso e consumo.

 

Simona Cannaò