Quando il  13 novembre scorso ha eliminato la nazionale italiana tutti hanno cominciato a domandarsi dove sarebbe arrivata la Svezia in questo Mondiale, soprattutto in un girone in cui a contendersi la qualificazione militavano Germania e Messico.

Il destino di un’ascesa forse intuibile già durante i gironi di qualificazione, quando lasciò alle proprie spalle l’Olanda, battendo  in uno dei match previsti la Francia e guadagnandosi la possibilità di accedere alla coppa del mondo contro la squadra azzurra di Ventura.

Johansson
Foto: zimbio.it

Johansson in quel di novembre realizzò la rete della qualificazione al 62’ nella gara di andata, ieri durante lo stesso minuto di gioco l’ex genoano Granqvist ha tirato il rigore che ha regalato certezza e stabilità ad un risultato già positivo per la formazione di  Jan Andersson.

Il tecnico, proprio lui, che ha preso la tanto criticata decisione di non convocare Ibrahimovic in questa spedizione mondiale. Oggi a quella decisione discussa ha risposto con un passaggio del turno inaspettato quanto meritato, considerando –  oltre i due successi che hanno permesso di collezionare alla Svezia i sei punti per chiudere questa prima fase della competizione da regina del proprio gruppo – anche le prestazioni rese in campo, prima fra tutti quella nel match perso nel recupero contro la Germania. Nelle ultime gare gli scandinavi sono stati in grado di tirare uno “sgambetto” a tre delle grandi: prima la sconfitta, seppur non rilevante per i Bleus, alla Francia; a seguire quelli più decisivi a Italia e ultima Germania. Una spinta regolare: nessun intervento del Var, nessuna elusione del fair play, solo la  determinazione di  centrare un obiettivo.

Due giorni fa, alla vigilia della partita tra Messico e Svezia, Ibra ha dichiarato: “ Difficile vedere la nazionale senza il suo migliore giocatore”.

Ibrahimovic
Foto: skysport.com

Forse, anzi, sicuramente l’attaccante è stato uno dei calciatori svedesi più forti  vantati da questo team ma alle volte si dimentica che il gioco del calcio è uno gioco di squadra: si vince e si perde insieme, le soddisfazioni arrivano insieme. A ricordarlo al mondo sportivo ci ha pensato proprio la Svezia materializzando sul rettangolo verde di gioco il detto “l’unione fa la forza”. Una solidità difensiva, una dote naturale riscontrabile nell’altezza  – utilizzata come tassello di forza – e un gioco senza troppi artifizi, alla vecchia maniera: elementi  che hanno dimostrato da sempre di essere ciò che infine conta davvero.

Adesso ad attendere la Svezia ci sarà la Svizzera, capace di fermare sul pari il Brasile: una delle  sfide che certamente sarà giocata fino all’ultimo pallone.

 

Chiara Vernini
Foto copertina: gazzetta.it