La sconfitta di ieri della Roma, incassata in casa contro la Spal, è stata accompagnata nel mentre e nel post dall’eccessività.

Ovviamente vi è stata un’eccessiva passività in campo, dove è sembrato di rivivere il secondo tempo del match contro il Chievo ed i novanta minuti a Bologna. L’eccessività di gol presi dopo averne incassati nei quattro incontri precedenti solo uno, ma anche un eccessivo cambio di vedute e considerazione nei confronti di una squadra che certamente ieri è apparsa irriconoscibile ma che sino a due settimane fa era tornata ad entusiasmare tifosi e critici.

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Il derby contro la Lazio descritto come una partita giocata da uomini, le scelte di ruolo di Di Francesco considerate degne di un tecnico destinato a diventare grande, e Dzeko e gli altri che finalmente mettevano sul campo il proprio valore.

Ieri agli occhi delll’opinione dei tanti  tutto è mutato: adesso il mister non è in grado  di scegliere le soluzioni giuste in corso di gara perchè ha fatto scendere sul rettangolo verde Coric, all’esordio, anzichè Zaniolo (senza dimenticare che  vederlo schierato in formazione contro il Real  aveva lasciato tutti senza parole). Poi Edin Dzeko, tornato quello della prima stagione, incapace di riuscire a dare la zampata vincente al pallone per spedirlo in porta quando dopo la tripletta in Champions e il gol all’85’ contro l’Empoli era nuovamente il bomber. E poi immancabile il mercato, ancora centro di dibattito: il pensiero al passato anzichè al futuro.

(Photo by Chris Brunskill Ltd/Getty Images)

I fischi a fine partita sono più che giustificati, essere arrabbiati, anzi delusi, lo è ancora di più ma passare dall’esaltazione alla disperazione è, anche in questo caso, troppo. Ecco tornare l’eccessività che sta fungengo come cornice a questa vicenda.

E’ naturale che le partenze di giocatoi come Nainggolan e Strootman sono difficili da digerire anche dai più tolleranti, è normale per una tifoseria di cuore e pancia come quella giallorossa sentirsi traditi dalla società per queste scelte e dai calciatori quando non danno l’anima sul campo come può essere accaduto ieri e  in situazioni preedenti in stagione. E’ giusto pretedendere di più, perchè alla base di un’aspettattiva c’è sempre un sentimento generante della stessa e in questo caso come motore c’è l’amore. E’ una passione che vive e si alimenta di salite e discese, di frenate e ripartenze: è una montagna russa più che una montagna da scalare, perchè la Roma non è solo quella di ieri ma anche della stracittadina capitolina, del 5-0 con il Viktoria Plzen, dei calciatori che giocano con una dito dl piede fratturato.

La Roma è anche Lorenzo Pellegrini che diventa grande e si carica una squadra sulle spalle, è Dzeko che fa Dzeko, è Fazio che commette un errore clamoroso e si fa perdonare con una rete dopo pochi minuti. La Roma è anche Di Francesco, che sa ammettere i propri errori con l’umiltà che lo contraddistingue per poi ripartire, più forti e carichi di prima.

La partita con il Chievo, con il Bologna con la Spal per ultima sono episodi negativi, pessimi, che segneranno forse una stagione ma per tentare di alleviare le ferite si deve correre già da martedì, insieme, perchè la Roma c’è, però  per indirizzarla verso la giusta via serve la guida di tutti.

Chiara Vernini