Duemilacinquecento:  i tifosi in trasferta a Bologna, sono stati 2500.
Real Madrid Roma, 4,2 milioni di telespettatori -mettiamo il pretesto che fosse in chiaro su Rai 1-, un picco di ascolti non indifferente.
Ma oggi tra i vari problemi legati al momento delicato della Roma, qualcuno ha avuto il coraggio di sostenere che il tifo, il seguito, i cosiddetti supporters stiano facendo il male della squadra.
Un ambiente troppo negativo, che toglie tranquillità al gruppo”, ha chiosato qualcun’altro.

La Roma è ripartita per la Capitale in pullman, scortata e con la certezza di un ritiro assoluto almeno fino al Derby romano.
Società e dirigenza annaspano nel caos più totale, cercando di scaricare colpe e responsabilità mentre i tifosi vorrebbero solo risposte: questo cercano i tifosi, risposte.

Il Messaggero

Cuore, calore, amore non sono mai mancati, nemmeno nei momenti più bui, dopo uno spiraglio, che ai più è sembrato un vero miracolo, si torna a soffrire per una squadra che aveva dato l’illusione di aver trovato finalmente un posto tra le grandi e vorrei vedere che in una situazione simile qualcuno si senta un attimo contrariato…ed, a ragion veduta, “contrariato” non è esattamente l’aggettivo che avevo in mente per esprimere efficacemente il concetto, ma il rischio di censura in certi frangenti è troppo alto.

Non accadeva dal 2004 che alla quinta giornata di campionato, la Roma si trovasse a toccare con la punta dei piedi la zona retrocessione, nessuno avrebbe immaginato, al chiudersi della precedente stagione, che la situazione potesse essere così grave,eppure, invece di rassicurare si punta il dito sul cuore pulsante di questa squadra: la sua gente.
Si sono fatte promesse, proclami, dichiarazioni, parole che come accadeva una volta tra gentiluomini sono state prese seriamente, parole che poi sono state manipolate e strumentalizzate da chi le ha proferite, questo brucia…

In conferenza stampa il Mister prende in mano la situazione dichiarandosi responsabile in prima persona del disagio del gruppo e assumendosi tutte le responsabilità del caso, nella realtà sembra più verosimile che stia cercando di incollare i pezzi ad una Roma che non è più la stessa.

Lineadiretta24

Da troppo tempo assistiamo all’esperimento di Florenzi: un’ala destra impiegata come terzino, e nonostante avessimo a disposizione Kolarov, Pellegrini e Juan Jesus in panchina, -oggi anche Marcano-, da difensore centrale a terzino sinistro. No, onestamente questo andamento sta portando ad una mancanza di identità troppo generalizzata dove anche la personalità del singolo viene messa in discussione.

Di Francesco insiste con il 4-3-3, sebbene i giocatori a disposizione non rispondano alle caratteristiche tipiche del modulo adottato; si riprende a giocare sugli esterni, cercando di ricondurre l’azione sottoporta solo in fase di finalizzazione e purtroppo senza mai verticalizzare centralmente, Inzaghi intuisce il gap tattico e comincia a pressare al centro spostando la manovra di gioco palla al piede, pochi gli allunghi e pressing leggero, l’ex Milan sfrutta le difficoltà avversarie, un 3-5-2 che approfitta del vuoto a centrocampo, aspetta e riparte, ma nella Roma è la scelta degli attori a destare i dubbi più profondi, la coordinazione è inesistente e la sintonia tra i nuovi arrivati fittizia.

Scambi nulli, tekle troppo aggressivi che costano alla Roma ben 4 ammonizioni, cross disperati- ben 55 in un solo match- mai finalizzati, si corre a vuoto e si perdono palle con troppa ingenuità.

Il male della Roma sono i tifosi, dicono.

Sui social è più delusione che rabbia; leccare la panna del gelato e vederlo poi cadere rovinosamente a terra, questo è il paragone più azzeccato e risulta difficile prenderla con filosofia se ti giri e la gelateria ha appena chiuso…RODE, parecchio pure.

Dal primo minuto rientra finalmente Perotti, l’idea di ricostruire la catena di sinistra appare la prima cosa sensata della Roma di quest’anno, ma scorrendo la formazione è il gemello Kolarov a spezzarla, lì seduto in panchina, così l’argentino è costretto ai lavori forzati, l’istinto di conservazione nell’andare in supporto di Fazio e Marcano in copertura, restringe l’azione in avanti dove la giusta concentrazione e lo spazio di giocata sono limitate dai ritardi nella manovra di rientro in posizione, no non è una giustificazione è la reale fotografia di come la squadra tenti disperatamente di creare gioco, purtroppo senza schemi e riferimenti.

IlTempo

La buona prestazione di Madrid ha su Olsen lo stesso effetto della carrozza di Cenerentola la sera del ballo, finita la festa la zucca torna zucca e a dirla tutta anche un po’ acerba, così siamo di nuovo da capo.
Il giovane portiere ha troppe responsabilità sulle spalle e nuovamente gli si rimprovera la mancanza di una globale visione di gioco, Fazio e Manolas restano troppo sulle gambe, faticano a ritrovare la connessione a tre con l’estremo difensore perché se prima sapevano di poter contare su un portiere capace anche lontano dai pali, di dare indicazioni precise con una particolare sensibilità di conduzione, ora si trovano a gestire una porzione di campo che avevano dimenticato esistesse.

Così, ci si arrangia, ci si butta sul pallone senza richiamare i difensori, si smanaccia a caso e il Mattiello di turno approfitta della leggerezza in rientro di Marcano, ribadendo in porta.

Sebbene il possesso palla e i tempi siano stati tutti a favore della squadra della Capitale, il Bologna è riuscito a filtrare il gioco sfruttando le ripartenze e le evidenti difficoltà dei giallorossi; gli errori sui contrasti poi hanno agevolato le volate in porta e l’inesistente comunicazione tra i reparti ha fatto il resto.

Di Francesco cerca di ragionare e passa ad un 5-3-2 molto approssimativo nonostante la Roma cerchi sempre di rimanere alta, sostituendo Kluivert con Under, il gioco acquista corpo e si cerca fluidità ma è ancora viziato da una certa macchinosità che non consente di rendere proficuo lo sforzo.
Cristante per Pastore, Kolarov per Fazio ma ingranare e ripartire non sembra più così automatico, si aggiunge freschezza sterile dove le nuove forze non si fondono con il gioco.

Si corre in solitaria, De Rossi mostra evidenti segnali di stanchezza e il Bologna, ben seguito da un attento Inzaghi cuce parabole ordinate e pulite, tanto da permettere alla squadra di raggiungere il raddoppio grazie alla triangolazione, Dzemaili, Falcinelli, Santander che con una facilità estrema buca la porta di Olsen senza troppo rumore. A fare la differenza, anche in questo caso, un portiere padrone della sua area -forse anche troppo- un altro ex che riesce a sfruttare gli insegnamenti di una Roma capace di dare senza ricevere…

Il Messaggero

Il problema c’è, lo stesso Di Francesco lamenta una mancanza di compattezza e motivazione anche durante gli allenamenti, purtroppo in un gruppo si tende a preservare anche quell’elemento che funge da collante nello spogliatoio, ora quelli che lo erano non ci sono più, la società è messa alle strette e se non si troverà in breve tempo la quadratura del cerchio, saranno diverse le teste che salteranno a Trigoria.
Settimana caldissima, il Derby ci darà il responso finale.

Laura Tarani