L’avventura dirigenziale di Franco Baldini in giallorosso è iniziata nel 1997 quando il patron della squadra capitolina era l’amato presidente Sensi

(immagine il romanista)

Il ponte tra un giovane Baldini, all’epoca procuratore sportivo, e il numero Uno di Trigoria è stata un’operazione di mercato che ha portato l’attaccante brasiliano, Paulo Sergio a Roma: da quel momento la stima  del Presidente per lui divenne tale da farlo divenire, da lì a poco, il direttore sportivo della società.
Memorabile l’affare portato avanti da Baldini che fece sbarcare al Bernardini un vero e proprio colpo di mercato: Gabriel Omar Batistuta. 

Il cammino si interruppe, però, il 24 marzo 2005: con Rossella Sensi subentrata al papà, il ds  annunciò attraverso una conferenza stampa le motivazioni che lo avevano portato alle dimissioni, interrompendo così un rapporto con il club romanista che si rimise in sesto sei anni dopo, nel 2011, andando a ricoprire la figura di direttore generale, per tornare a vacillare nuovamente il 5 giugno 2013.
Anche in questa occasione quello che sembrava una chiusura definitiva della storia tra Baldini e la Roma si rivelò solamente una pausa di riflessione che lo fece arrivare a diventare un uomo di fiducia dell’attuale Patron, James Pallotta.

Il lavoro ricoperto a Marsiglia prima e al Tottehnam poi hanno rappresentato solo due parentesi prima dell’ingresso dello stesso Baldini nel Comitato Esecutivo istituito proprio dal presidente americano. 

Due giorni fa, però, una nuova svolta a questo racconto è stata data proprio da un libro: quello autobiografico di Francesco Totti, presentato dal pupone al Colosseo.

Nelle pagine, lette da Baldini in anteprima, si legge che una parte fondamentale nella decisione di  smettere da parte dell’ex capitano giallorosso l’ha giocata proprio Baldini.

Lo stesso avrebbe raccontato di aver preso lui la scelta, così confermando una compatibilità che forse non è mai nata.

Dopo le dichiarazioni rilasciate sette anni fa, quando l’ex direttore sportivo definiva Totti “pigro”, questo rappresenterebbe una conferma di tale avversità.

(immagine dagospia)

Durante l’intervista legata alla presentazione del libro “incriminato”, Francesco è tornato sulla questione:

“Io non speravo nelle sue dimissioni, spero non si arrabbi nessun altro. Non ho fatto questo libro per togliermi sassolini, mi spiace se si alza un polverone, non voglio questo. Ho scritto la verità, non cavolate. Avrei preferito decidere con la mia testa il momento giusto per poter smettere. Avrei smesso comunque in quell’anno, ma in un altro modo sarebbe stato diverso”.

Mercoledì sera il dirigente di Regello ha cenato insieme a Fabio Capello: niente partita dell’ Olimpico per lui.

Un segnale in più per confermare  la sua ferma posizione, o forse no.

In vent’anni il rapporto tra Baldini e la Roma ha subito tre battute d’arresto, in due casi però, le problematiche sono rientrate: non c’è due senza tre si dice, ma questa volta ad essere toccato, sarebbe il simbolo di Roma e dei romanisti.

 

Chiara Vernini