Spagna-Italia finisce 3-0, una sconfitta che costringe gli Azzurri a sudare per guadagnarsi un posto nel tabellone principale di Russia2018

Serviva una vittoria, serviva cattiveria, coltello tra i denti, sacrificio e tanta tanta tattica. Al Santiago Bernabeu, casa dei Campioni d’Europa del Real Madrid,  Spagna-Italia è finita 3-0 e gli Azzurri dovranno soffrire ancora per tentare di accedere al tabellone principale dei Mondiali di Russia 2018. Le Furie Rosse sono ormai distanti tre punti e con una differenza reti nettamente superiore: con tre gare ancora da disputare (Israele, Macedonia e Albania) si inizia già a pensare ai play off di novembre, inevitabilmente.

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Non abbiamo motivazioni da mettere sul piatto per la debacle totale della nostra Nazionale, se non che la Spagna è stata nettamente superiore. Però… però. Forse la defezione di Chiellini ha portato ad un cambio modulo che inizialmente doveva essere il solito 3-5-2 che ci ha permesso, spesso e volentieri, di giocarcela alla pari. E poi, diciamocelo, quel “non cambio il mio calcio offensivo solo per giocare contro la Spagna” non si può sentire, caro mister Ventura. Il calcio è tattica e adattamento e se l’avversario lo richiede bisogna essere pronti a mutare, per questo le Sue parole ci sembrano una giustificazione poco coerente. Ovviamente inutile rigirare il dito nella piaga, col senno di poi fare j’accuse è sin troppo facile. Anche perché ci sarebbe una bella lista: da Bonucci a Verratti, da Buffon a Insigne spezzando però una lancia in favore del napoletano che, nonostante sia stato schierato come esterno d’attacco ha anche provato a sacrificarsi, mal riuscendoci purtroppo, a favore della squadra.

Anche la coppia di bomber più invidiata d’Italia è finita per scoppiare. Immobile (di nome e di fatto) e il ‘Gallo’ Belotti (dalla cresta abbassata) non hanno sfruttato le imbeccate di un volenteroso Candreva anche se il centrocampo con Verratti e De Rossi – che disastro! – è stato assente per tutta la gara, se non per favorire le sortite del genio Iniesta a favore dell’uomo partita Isco. Per non parlare della fantomatica fascia sinistra. Niente, mi ero ripromessa: non si punta il dito contro i singoli, ma contro il gruppo. Quello sì. Errori elementari, controllo palla disastroso, stop mancato, pressing e diagonali, questi sconosciuti… son tutti diventati delle pippe? Assolutamente no, soltanto che la paura fa brutti scherzi e il sentirsi inferiori quando lo si è la cosa più sbagliata da fare. Serve lavorare e ripartire, con umiltà.