È il 17 agosto: Paulo Dybala va a segno  contro la Triestina in pre-campionato. Un gol bellissimo di raffinata fattura, uno di quelli cui ci ha abituati.

Non esulta a suo modo. Resta serio, accigliato, gli occhi sono glaciali.
Solo si volta verso il pubblico per mostrare numero e nome sulla maglia.

Quasi a dire:

Questa è mia. Io sono il 10, c’è il mio nome, questo sono io.

Sono giorni difficili per l’attaccante argentino, dalle vacanze estive catapultato al centro del mercato contro la sua volontà.

Rimasto a casa a allenarsi, rifiutando con determinazione il trasferimento in Inghilterra, senza proferire una sola parola nè con la stampa nè sui social.

C’è la gente che rumoreggia per lui. Una vera e propria battaglia

Paulo  lavora, si allena, fa il suo dovere.
Costantemente in silenzio, a testa bassa.
È palesemente triste: lo si vede guardandolo in viso. I suoi occhi, che ci hanno abituati a una luce continua, sono sovente cupi.
Lo rivelerà lui stesso più tardi, a ottobre, quando tutto sarà passato:

Per me non è stata un’estate facile:
sentire abbinato il tuo nome a ogni squadra
dove non vuoi andare non è una cosa bella.

Passano i giorni, cominciano il campionato e  la Champions.
A Dybala viene preferito Higuain perché – come dice il vice mister Martusciello – è più esperto in fatto di prime punte.
Il diez è lì in panchina.

dybala in panchina
Calciomercato24

Aspetta. Aspetta il suo tempo, il suo momento.  In silenzio.

Con quella pazienza che solo chi è consapevole dei propri mezzi può avere.
Con quell’amore per la maglia che sa di antico, lui che porta una maglia piena di storia, la maglia che è appartenuta solo ai più grandi.

In fondo lo sa che nessuno può togliergliela.

Le gare si susseguono, dapprima da subentrato poi da titolare, ogni prestazione è migliore della precedente a dimostrazione di un lavoro certosino che Dybala sta facendo, dentro e fuori da campo.

Ha recuperato terreno e recuperato se stesso, tirando finalmente fuori quel diamante che la Signora si è ostinata a lungo a tenere in cassaforte fin quasi a perdere la combinazione per portarlo fuori.  

Paulo Dybala è stato bravissimo a non perdersi. Così bravo da sorprendere Sarri:

Si è proposto subito in maniera brillante,
sia fisicamente sia mentalmente;
questo non era neanche facilmente prevedibile.

Facendo i conti con la frustrazione della passata stagione, con la tristezza e la rabbia ha saputo trasformare il tutto in voglia di riscatto. E ha portato alla sua Signora la chiave della cassaforte. 

La luce e il sorriso da tempo assenti sono tornati, non solo: sembra quasi diventato il catalizzatore delle attenzioni dei compagni, tra tutti Ronaldo e Bonucci.

Con Leo una complicità e un affiatamento che sembravano essersi perduti in passato:

Il ritorno di Dybala è una storia piena di moniti.

L’esempio che non servono proclami per dimostrare attaccamento alla maglia, non servono catene e cancelli. 

L’esempio che il duro lavoro -fatto tacendo-, la concretezza, sono il miglior modo di convincere. E di vincere. 

Secondo gol Dybala esultanza
Juventus.com

Paulo Dybala è il numero 10 della Juventus per svariati motivi.

Ma in questi mesi ne ha mostrati tanti che più che appartenere al suo DNA calcistico – che pur è prezioso! – appartengono al suo DNA come uomo. 

Sono gli stessi per cui l’ ha indossata per la prima volta, circa due anni fa.

Questa è mia. Io sono il 10, c’è il mio nome, questo sono io.

Se questa cosa alla Juventus ancora ha un valore, possiamo dire che la Signora ha ritrovato il suo Diamante per sempre.

 

Daniela Russo