La procura federale della Figc ha chiesto al Tribunale  una penalizzazione di 2 punti per il Parma da applicare al  campionato appena terminato di serie B,  per il presunto tentato illecito sportivo del giocatore Emanuele Calaiò.
Se la richiesta di  sanzione sarà accolta il club emiliano rischia di vedere sfumare la promozione in serie A conquistata proprio sul campo di Spezia, complice anche il pareggio del Foggia all’ultimo minuto conte il Frosinone allo Stirpe.

La procura ha richiesto,qualora il Tribunale volesse applicare la sanzione al prossimo campionato di Serie A, un “innalzamento della  penalizzazione per renderla ugualmente afflittiva”, con 6 punti di  penalizzazione. 

Nei  confronti di Calaiò la richiesta è di 4 anni di squalifica e 50mila euro di ammenda.

(immagine getty)

Come è possibile chiedere due punti di penalizzazione afflittivi in una vicenda come questa? Come fa ad esistere la responsabilità oggettiva per la società Parma? Qual è il potere di controllo di una società sugli sms? E’ incomprensibile la richiesta della Procura federale, sono esterrefatto”: è la reazione difensiva dell’avvocato Chiacchio, legale del Parma.

Il giocatore è accusato di tentato illecito sportivo – articolo 7 commi 1 e 2 del codice di giustizia sportiva – per tre messaggi dal contenuto ambiguo spediti tramite Whatsapp all’ex compagno di squadra Filippo De Col quattro giorni prima dell’incontro del 19 maggio tra Spezia e Parma.

A tale proposito, le parole di Calaiò: “Ho passato un’estate orribile, è la prima volta che mi trovo dentro queste mura. Non sono mai stato coinvolto in niente e non mi aspettavo nemmeno di arrivare a questa situazione per dei messaggi innocui, stupidi e soprattutto scherzosi che non avevano un secondo fine. Non ho mai pensato minimamente di alleggerire l’andamento della partita né la prestazione dei miei avversari. Vorrei finire la mia carriera come l’ho iniziata, dando tutto me stesso in campo e fuori. Sono una persona pulita e non voglio che la mia carriera venga macchiata da queste situazioni, mondi completamente diversi che non mi appartengono. Faccio fatica anche a parlare, perché sono veramente amareggiato e non pensavo di arrivare a questo punto”, ha spiegato l’attaccante crociato.

“Ho passato il mio tempo a giustificarmi anche in lacrime con i miei figli: ho 36 anni e sono oramai vicino alla fine della mia carriera, non voglio chiuderla con una macchia come questa, sono accuse che non mi appartengono”: ha chiuso così la sua dichiarazione spontanea il tesserato del Parma al Tribunale Figc.  All’uscita  degli uffici in via Campania parla l’avvocato difensore dalla società parmigiana: “Aspettiamo la sentenza del Tribunale alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima”.

Aurora Levati