Notte di Champions, notte di lacrime per la Roma, quelle di Florenzi che ancora una volta porta sulle spalle la responsabilità di una squadra intera.

Sua la responsabilità sul rigore concesso a cinque minuti dalla fine agli avversari, una trattenuta ingenua su Fernando lanciato in porta, una trattenuta che dall’alto della nostra visuale è apparsa sciocca, inopportuna, ma che sul campo è forse sembrata l’estremo tentativo di “aggrapparsi” alla speranza di evitare l’ennesima figuraccia. 

In pochi secondi è difficile realizzare coscientemente quale sia davvero il bene e quale sia davvero il male, solo chi vive quei momenti ed indossa quei tacchetti può sapere quanto dolore e quanta vergogna al fischio finale può assalire un professionista appassionato ed innamorato della Roma.

Lo consola Pellegrini, gli asciuga le lacrime Casillas…il risultato non cambia, il rigore realizzato da Telles porta il Porto ai quarti di Champions League, lasciando l’amarezza e tanti interrogativi ad una Roma che ha buttato un’intera stagione alle ortiche da inizio campionato.

In una settimana ha fallito l’aggancio alla Champions, perdendo un derby importantissimo e l’accesso ai quarti.
Colpe?

Porto Roma arbitro Cacir
Fox Sport

Si cerca sempre un capro espiatorio, stasera Florenzi e l’arbitro Cakir – per il rigore non concesso su Schick – ma nel complesso è tutto l’ingranaggio Roma a non aver funzionato.

Formazione inedita ai raggi x: quegli errori di Manolas e Florenzi

Per certi versi Di Francesco aveva provato a mettere in campo una formazione propositiva: un 3-4-3 inedito in questa stagione che, con il rientro di Perotti, aveva permesso l’avanzamento a centrocampo di Kolarov.

I due ritrovano immediatamente l’intesa, belle giocate e bei movimenti, più mobilità per il serbo che si trova ad avere più libertà di azione in avanti e grande spazio per l’argentino che sfonda spesso nel uno contro uno, trova spazi e diventa un punto di riferimento per tutta la squadra che rivede nella catena di sinistra il corridoio migliore per sviluppare le azioni di gioco.

La difesa a tre con Manolas, Marcano e Juan Jesus però non lascia tranquillità e spesso i due si trovano a ripiegare nelle retrovie per recuperare palloni e dare più consistenza alle respinte.

Conçeicao sceglie un 4-3-3 costringendo la Roma a mantenere un baricentro molto basso, l’attacco viene affidato a Corona e Marega ed è Soares a muoversi tra la linea di centrocampo ed i due compagni, creando un certo disorientamento tra le linee giallorosse.

De-rossi-nzonzi
Il giallorosso

A centrocampo Nzonzi e De Rossi si annullano a vicenda interpretando per buona parte del match lo stesso ruolo, soffrono Herrera e Danilo che spiccano per velocità e fantasia creando occasioni per Marega che, alla prima occasione – sfruttando un errore di Manolas – regala la palla gol a Soares. 1-0 per gli uomini dell’ex centrocampista laziale

Il greco, tornato in tempo utile dopo l’infortunio di Frosinone e la brutta influenza che lo ha tenuto fuori per il derby contro la Lazio, non spicca per iniziativa ma, dopo qualche reticenza, regge gli assalti dei portoghesi lanciatissimi in porta dove un discreto Olsen si districa in più di un’occasione nel respingere i tentativi avversari.

A creare qualche problema in più ci pensa però Karsdorp: non contiene, non velocizza, perde palloni e serve gli avversari, costringendo Di Francesco alla sostituzione con Florenzi. Buona l’intuizione, il giovane romano vivacizza il gioco respingendo le bordate di Marega e Corona, salvo poi entrare nel tunnel alla fine dei supplementari.

Marcano non incide e, i ringraziamenti vanno a Kolarov che copre le mancanze, poco incisivo anche Zaniolo puntellato da un Pepe che non gli permette il dialogo con Dzeko, lasciato troppo solo in una partita in cui avrebbe avuto bisogno di un uomo assist.

De Rossi, la rivincita con Casillas ma quanti sprechi e una brutta stella (romana)

Il Porto vince il possesso palla contro i giallorossi, incapaci di sfruttare il fraseggio e costruire un’azione centralmente, così la manovra viene affidata quasi esclusivamente a Perotti.

L’argentino nel tentativo di andare in porta viene atterrato da Militao, Cakir concede il rigore, corsi e ricorsi storici, De Rossi non sbaglia e si prende quella rivincita contro Casillas che aspettava da Euro 2008.

De Rossi vs Casillas
Corriere della Sera

L’1-1 ridà vigore alla Roma e per qualche istante sembra che la squadra di Di Francesco riesca a ritrovare l’equilibrio ma la fortuna si sa, il più delle volte è bendata e De Rossi è costretto a lasciare il campo anzitempo per infortunio. Al suo posto Lorenzo Pellegrini.
Il centrocampista ci mette troppo ad entrare in partita ed invece di concretizzare, si adegua al ritmo dei compagni, lasciando a Cristante – subentrato a Karsdorp- e a Nzonzi tutta la responsabilità.

Il filtro non regge ed è ancora il Porto ad andare in gol, stavolta con Marega che coglie di piatto l’assist di Corona spedendolo direttamente in porta.
Il 2-1 crea quella sensazione di cuscinetto che in realtà non accontenta nessuno, ma le squadre sono stanche e anche se è il Porto a dare maggiori segni di cedimento, la Roma non approfitta, sbaglia, pasticcia, si ripiega su se stessa, spreca.

A vincere è stata la convinzione, un pizzico di furbizia e quel “fato” che troppe volte ha aiutato la Roma creando quella falsa soddisfazione e, per certi versi, quella spocchia che l’ha convinta a non aver bisogno di niente e di nessuno.

Florenzi Casillas
LaPresse

Nemmeno Schick l’ha risolta, pur disputando un buon quarto d’ora, subentrato a Pellegrini infortunatosi a sua volta, la Roma non meritava di perdere così, vedendosi negare un rigore che ha addirittura richiamato l’attenzione del Var, ma, nemmeno di vincere così, con un motore a scoppio che trascinava tutta la “baracca” solo quando e come voleva.

Ci sta, ci sta leccarsi le ferite e abbassare la testa, fa male, ma fa male anche assistere ad uno spettacolo che ti fa ribollire il sangue e versare bile a fiumi.

Laura Tarani