Passati i clamori e le incredulità, possiamo affermare che è tutto vero: Cristiano Ronaldo è ufficialmente un nuovo giocatore della Juve e si è dicharato pronto e intenzionato a stupire ancora con la maglia bianconera.
Il ‘colpo del secolo’ è realtà conclamata.

La conferenza stampa di Cristiano Ronaldo – ascoltata, riascoltata, assimilata – sposta il focus dell’ affare più caldo dell’estate dalla società torinese allo stesso portoghese. Nelle parole – sicure e mai scelte a caso – di CR7 c’è la consapevolezza di chi, all’apparenza prescelto dalla dirigenza bianconera per sovvertire il trend della sfortunata storia europea ma anche per offrire al Fenomeno nuovi stimoli,  si presenta invece come Sovrano Assoluto al quale – nemmeno tanto silenziosamente – la Vecchia Signora si affianca e addirittura si sottomette pur di apprendere l’arte di dominare là, dove finora non è stata capace.

Finisce un’ era, ne inizia un’ altra

Indubbiamente l’operazione CR7 è una straordinaria strategia di marketing, messa a punto dalla società a vantaggio del proprio marchio, delle proprie azioni e di tutto ciò che può ovviamente ruotare intorno a un’azienda in salute come la Juventus. Straordinaria anche per Cristiano che ha trovato un’oasi felice lontana dalle pressioni del Fisco e dello spettro delle vicende madrilene.
Inutile nascondersi: l’affare è convenuto, a entrambi. Ma andiamo oltre.

La Juventus ha lavorato per 120 anni – tutta la sua vita – all’insegna del dominio sul territorio patrio, forte del legame con la famiglia Agnelli, forte dell’ Avvocato che ha delineato nel corso del tempo un’etica e uno stile tutti suoi, fatto di un clima ferreo ma familiare, in cui i giocatori arrivavano da (quasi) sconosciuti divenendo pilastri, bandiere, fuoriclasse.
Esempio ad hoc è Michel Platini, comprato per “un tozzo di pane” sul quale il francese  ha poi “spalmato il fois gras”, incoronatosi Re e portando la Juve sul tetto del Mondo in uno scambio reciproco in cui l’uno non avrebbe potuto trionfare senza l’altra.
Nella Juventus è sempre stata la squadra a consacrare il singolo, mai viceversa: un mondo in cui le bandiere diventano espressione di una identità inequivocabile e inconfondibile, la quintessenza di quella “juventinità” così cara al popolo bianconero.

Le continue delusioni europee, ultima Cardiff – la più dolorosa, umiliante sconfitta in Champions tra le sette subìte – hanno portato la Vecchia Signora a riflettere sul suo futuro e a fare i conti con quell’ incapacità, insita nel proprio gene, di consacrarsi in Europa.
La piazza sempre più sofferente, il peso delle cadute,  tutto ha condotto la dirigenza a affidarsi a chi ha fatto della vittoria il suo mantra e la sua ossessione, a chi oramai da del ‘tu’ al Continente guardandolo dritto negli occhi, senza alcun timore.
In questa nuova prospettiva, è Cristiano Ronaldo che si prende la Juventus: ne diventa la guida, l’esempio da seguire, la strada da percorrere sebbene sia un singolo, sebbene non abbia il timbro della juventinità.

Con tutti i benefici che – ci auguriamo – ne deriveranno ma anche, inevitabilmente, con tutte le conseguenze cui nel tempo assisteremo. Non tutte, ovviamente, piacevoli.

Un Sacrificio necessario?

Cristiano Ronaldo si impossessa, con la sua autorevolezza guadagnata sul campo, delle chiavi della Juventus per guidarla sulla via del cammino europeo con un libretto delle istruzioni fornito e completo, al quale non ci si potrà ribellare: nessuno in società può sottrarsi, mister Allegri compreso che, pur avendo condotto la squadra in finale per due volte non è mai riuscito a trovare la formula per il trionfo. Inesorabilmente, anche lui dovrà affidarsi al talento portoghese forte di un curriculum davanti al quale il tecnico toscano non può che farsi da parte.

L’esempio di Ronaldo, a seconda della personalità dei giocatori, potrà essere da stimolo o, al contrario, provocare insofferenze, screzi, in un equilibrio che lo stesso Cristiano sarà chiamato a mantenere, forte di un lungo esercizio già avviato al Real Madrid. Nel contempo la sua presenza alla Juventus potrà essere da stimolo per chi vorrebbe ritrovarlo: pensiamo a un Marcelo, a Zidane – di cui insistentemente si fa il nome nelle ultime ore – forse a Pogba. Con il consapevole sacrificio di alcune figure (Higuain, Rugani, Alex Sandro, Marchisio ultima, malinconica bandiera) considerate necessari agnelli da portare sull’altare del tanto agognato slancio europeo.

La Vittoria della Champions, come ha giustamente ha sottolineato il numero 7 bianconero, va vissuto passo dopo passo, senza particolari ansie: liberarsi dalle frustrazioni accumulate è passo necessario e doveroso.
Resta da chiedersi tuttavia se al termine di questo nuovo equipaggiamento (con la presenza del Fenomeno e dei suoi – vari e eventuali – seguaci, con l’amalgama dei nuovi, con tutti i presupposti che il Sovrano saprà e vorrà creare), comunque non dovesse arrivare la Coppa dalle Grandi Orecchie, in che chiave andrà considerata e valutata la stagione che aspetta la Vecchia Signora.

Abbiamo un’ intera annata per trovare la risposta.

 

Daniela Russo