Jorginho, Emerson Palmieri e Allan, cosa accomuna questi tre calciatori?
In primis la nazionalità: nati in Brasile ma con origini italiane, dato da non sottovalutare per la loro avventura in Nazionale… Azzurra.

Se, infatti, i due giocatori del Chelsea hanno già preso parte alle spedizioni di Coverciano, il centrocampista del Napoli sta pensando a un possibile approdo in un azzurro, appunto,  differente da quello che già rappresenta in Serie A.

ANSA/MAURIZIO DEGL ‘ INNOCENTI

L’esordio di Jorginho con la maglia dell’Italia risale al 24 marzo 2016 e da quel giorno le presenze ufficiali sono ammontate a nove, con un gol all’attivo. Non poche, per un centrocampista centrale che fino a qualche tempo fa se la doveva vedere con la concorrenza di Verratti -ancora oggi convocato- De Rossi e Pirlo, fino a che hanno rappresentato la Nazione sul rettangolo verde di gioco.

Emerson Palmieri ha invece collezionato una sola presenza lo scorso 10 settembre, entrando in partita in corsa e dando, certamente, un contributo importante al gioco tanto da spingere il ct Mancini a convocarlo ancora.

Allan in ritiro con l’Italia invece, è al momento solo una “chiacchiera da bar”: il ragazzo si dice stia valutando la possibilità di candidarsi a un  posto nelle rosa del Bel Paese, considerando le sue ottime prestazioni che continuano a renderlo protagonista con il Napoli.

Ieri in conferenza stampa dal ritiro, Mancini ha così risposto in merito alla questione:

Non ho idea: ho letto, ma non ho mai parlato di questo, non saprei“.

Una conferma di come la situazioni resti un’ipotesi tutta da confermare o, al contrario, da  soccombere.
Fatto sta che se Jorginho e Palmieri hanno avuto la possibilità di entrare a far parte del giro azzurro, non ci sarebbero ragioni per chiudere il portone all’entrata in gioco di Allan.

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La tematica oriundi non smette di far discutere e di dividere l’opinione  di tifosi ed addetti ai lavori

Un dato che si torna a ripetere da stagioni oramai è che i vivai italiani scarseggino di talenti puri ed anche in questo caso la polemica è all’ordine del giorno.

Si concede troppo poco spazio ai giovani nostrani nelle prime squadre preferendogli altri formatisi in settori giovanili di altri club europei e oltre, oppure il problema di base è l’assenza degli stessi e la prima è solo una attenuante?

La risposta alla domanda è aperta al dibattito come appunto la presenza di calciatori con sole origini italiane tra gli stessi convocati per rappresentare l’Italia.

Ovvio è che se la possibilità di convocarli è contemplata non sussistono motivi per non farne utilizzo, soprattutto in periodi di stallo come questo che sta vivendo la Nazionale e di fronte a uomini che sanno ben ricoprire il proprio ruolo, permettendo di accingersi a crescere il potenziale di un team come quello italiano, che è da ricordare, ha subito un grosso colpo dalla mancata qualificazione ai mondiali ultimi.

Basta poi ricordare che nell’Italia Campione del mondo di dodici anni fa, figurava un giocatore cosiddetto oriundo, Camoranesi, che ha partecipato attivamente e non meno degli altri alla strepitosa impresa nostrana degli uomini di Lippi che hanno portato l’Italia sul gradino più alto del podio mondiale.

Il quesito che sorge spontaneo allora è un altro: si ha bisogno di replicare per tornare ai fasti ormai appartenenti del passato?

Ciò che alle volte non viene digerito dai supporters o da chi del commento calcistico ne ha fatto un lavoro, è come questi calciatori vedano la nazionale italiana come una sorta di seconda scelta: se la Nazionale -la maggior parte delle volte brasiliana o di altre big- non li considera pronti per la convocazione, allora Coverciano si comincia ad apprezzare come possibile casa “vacanze”.
Ragionamento comprensibile se si prova ad immedesimarsi in loro, meno se la si legge da una prospettiva differente: l’Italia deve essere una prima scelta, sempre,  e non la ruota di scorta da abbracciare in situazione specifica di “scarto”.

Vero è, però, che se i talenti piovessero dal cielo loro non sarebbero, magari, neppure oggetto di discussione o di chiamata azzurra.

Il gatto che si morde la coda, insomma: nessuno può constatare il giusto o lo sbagliato del fenomeno, perchè non ce ne sarebbe motivo.
Si diventa una squadra, un’unica squadra azzurra.

gianlucadimarzio

I tre calciatori di cui si sta parlando hanno un altro dato in comune, anzi il centrocampista del Chelsea lo ha avuto nel passato e nel presente, il terzino lo sta scoprendo da pochi mesi e il giocatore del Napoli deve il suo successo in particolare proprio a lui: Maurizio Sarri. 

L’attuale tecnico del team britannico ha avuto un impatto determinante sulle carriere di Jorginho e Allan e potrà adesso replicarsi anche con Palmieri.

Il primo è stato fortemente voluto dal mister toscano anche a Londra: il veto di cui si parla e che sarebbe stato posto dal presidente dei partenopei, Aurelio De Laurentiis, che prevedeva la possibilità di portarsi al massimo un solo elemento della rosa, ha fatto ricadere la preferenza di Sarri proprio su di lui.
Al momento ha collezionato in Premier proprio otto presenze e una rete.

Allan se è diventato uno dei calciatori più gettonati nel ruolo che ricopre, capace di recuperare una quantità innumerevole di palloni in un match e fungere da pedina indispensabile nel gioco napoletano è anche grazie al suo ex allenatore con il quale è cresciuto molto: solo la passata annata ha collezionato tra qualificazioni Champions, Champions, Europa League, Coppa Italia e campionato di Serie A, 50 presenze e realizzato quattro gol, fornendo cinque assist vincenti.

Palmieri sta imparando a conoscerlo adesso, e Sarri stesso sta cominciando ad entrare in confidenza con il terzino. In quella zona di gioco i giocatori realmente di qualità scarseggiano, Emerson lo è e, con il mister italiano, può solo che confermare di essere uno dei pochi.

Attualmente la nazionale di Mancini ha a disposizione due calciatori “oriundi”: chissà che dal prossimo raduno nonaumentino, in fondo lo dice il proverbio, non c’è due senza tre.

 

Chiara Vernini