Questa è la storia di una squadra che difficilmente si arrende, ma a volte ci vuole solo fortuna.

Questa è la storia di una squadra che emoziona un popolo intero ogni partita, ma quando sbaglia la delusione è immensa.

Questa è la storia di una squadra bella, bellissima, ma che ancora deve crescere un po’ di mentalità.

Questa è la storia di una grande squadra che sbaglia, ma non impara mai dai suoi errori.

 

                                       Questa è la storia della SSC Napoli.

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Prima della partita di ritorno col Liverpool di Champions, ultima del girone, prima dei 90’ maledetti minuti il Napoli si trovava al primo posto davanti a due squadroni: PSG e Liverpool. Oggi  è scalata al terzo posto con conseguente eliminazione e passaggio in Europa League. Dopo un girone di fuoco, dominato tra l’altro, senza sconfitte fino alla sera di Anfield. Ma perché? Possiamo dare la colpa a chiunque o a qualsiasi cosa: al gol preso con la Stella Rossa, ai due immeritati pareggi col PSG, alla sfortuna, al presidente ADL, alla troppa fiducia di Ancelotti nei confronti di determinati giocatori, alla troppa sicurezza che avevano gli azzurri (scomparsa poi entrando in campo).

La verità è che la colpa è solo della squadra.

La storia quindi si ripete e si esce, sì a testa alta, ma con le lacrime e la delusione in volto.

 

Tutta Italia, o meglio i veri tifosi del calcio, tifavano per gli azzurri – e per l’Inter – per poter essere orgogliosi del poker italiano agli ottavi. E invece a passare il girone sono state solo Juve e Roma. Inter e Napoli avevano i gironi più tosti ed hanno risentito di tutto quel peso.

Il Napoli ha cercato di emergere tra i colossi, mascherandosi da tale, togliendosi poi – alla fine, esausta – quella maschera rivelandosi così un gigante ancora in via di sviluppo. La squadra azzurra rispecchia la città che rappresenta: Napoli è una città meravigliosa e piena di turismo, storia e cultura ma per certi aspetti ancoradelude (servizi, trasporti, la stessa gente, quella brutta minoranza che emerge) e deve ancora crescere. Devono, entrambe, ancora crescere di mentalità.

 

Per noi napoletani, che materialmente non abbiamo nulla ma che ci nutriamo di passione e speranze, questa caduta dal più alto dei burroni fa male, veramente. Forse  perché speravamo più nella Champions, di andare il più avanti possibile, che nel campionato ormai. È per questo che ci stiamo male. La squadra avrebbe dovuto giocare soprattutto e prima di tutto per noi, poi per loro piacere di passare e accumulare record su record, ed iniziare una nuova era. Per 75’, però, si è visto solo timore nei confronti dei Reds in campo, subendo il  gol e attaccando con poca cattiveria. I compagni di squadra non  si capivano: ieri sera era difficile trovare in campo L’Amico geniale di cui avevano bisogno per i guizzi vincenti.

Non sarà una partita a decretare la maturità di una squadra ma il pareggio col Chievo, Stella Rossa, Roma, le sconfitte con Sampdoria, Juve, Liverpool, queste partite dimostrano che nella testa dei giocatori c’è ancora tanto da lavorare. Sicuramente di meno rispetto agli altri anni, ma bisogna che la squadra tutta assuma la consapevolezza dei campioni perché lo sono, tuttavia nei match importanti faticano a dimostrarlo entrando come già sconfitti in campo. E l’aggettivo di “campione” è difficile da assegnare in queste situazioni.

Again, come direbbero gli inglesi. Di nuovo. E allora piangiamo con il mento all’insù, ci asciughiamo le lacrime e andiamo avanti: prima abbattuti, poi più forti di prima, come sempre. Come siamo abituati a fare nella vita quotidiana. Così anche per la passione che colora il nostro cuore di azzurro.

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I tre cambi effettuati, purtroppo, non sono bastati al Napoli per pareggiare (a cui bastava anche l’1-1 per passare) che comunque è andato vicino più volte al pareggio. Ma Alisson è stato pronto a trasformarsi in muro.

 

Ora ovviamente la speranza è di andare avanti il più possibile in Europa League, e chissà, magari ricavarci comunque un premio e vincere qualcosa.

Champions, di nuovo ti salutiamo, ci vediamo il prossimo anno – si spera – più forti e maturi di adesso. Comunque è doveroso ringraziare la squadra per averci fatto sognare ed averci comunque regalato grandissime emozioni con grandi squadre in Europa.

 

Valentina Vittoria

(immagine copertina Epa)