Napoli, come calpestare il cuore del tifoso

Per rivoluzione s’intende un cambiamento rapido e violento tramite cui si instaura un nuovo ordinamento sociale o politico.

Una rivoluzione ha quasi sempre fra le sue cause dei motivi di malessere collettivo.

Prendendo in analisi “la rivoluzione” messa in atto dai giocatori del Napoli, è chiaro che il malessere collettivo sia più che discutibile.

Napoli
Foto: TuttoSport

Dopo numerose prestazioni deludenti della squadra partenopea è stato ragionevole da parte della società indire un ritiro straordinario.

Vogliamo chiamarlo punitivo? Vogliamo definirlo illecito?

È un ritiro – designato per sopperire a diverse lacune della squadra – tutto sommato ragionevole.

La dirigenza napoletana non si è mai distinta per i suoi modi diplomatici ma per una volta i tifosi avranno poco da rimproverare ad Aurelio De Laurentiis.

L’atteggiamento dei giocatori del Napoli è stato tutt’altro che professionale, di pessimo esempio per tutti i giovani che si apprestano a muovere i primi passi nel mondo dello sport.

Con i risultati che stanno venendo fuori, quanto costa ad un calciatore che guadagna otto volte lo stipendio di un comune lavoratore rimanere al centro sportivo una notte in più per allenarsi?

È chiaro che l’ammutinamento sia nei confronti di Carlo Ancelotti, l’unico che ha provato a tutelarsi nei confronti della società dirigendosi a Castelvolturno con mezzi propri.

Ancelotti Napoli
Foto: Ultimo Uomo

Il rapporto travagliato tra calciatori ed allenatore era palese da un po’ soprattutto dopo la mancata convocazione di Lorenzo Insigne a seguito di uno screzio con il mister negli spogliatoi.

La mossa di lasciare il pullman vuoto è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Non solo un atto ingiustificato di ribellione ma un’immensa caduta di stile, contornata da episodi dubbi come la lite tra Allan ed Edo De Laurentiis che non fanno altro che mettere in luce le spaccature all’interno del club.

La prestazione di sabato sera contro il Genoa è stata la prova provata di quanto uno spogliatoio allo sfascio rifletta le sue problematiche anche in campo.

Lo zero a zero contro gli ex fratelli genoani è un risultato mediocre che può star bene a squadre della bassa classifica, che cercano di salvarsi dalla zona retrocessione.

Napoli
Foto: gonfialarete.com

In campo gli azzurri sono lenti, non hanno personalità, non pressano, sembrano aver perso la grinta e la voglia. In panchina Ancelotti non urla indicazioni e scuote la testa sconfitto.

Hanno giocato così di proposito, sostengono i più amareggiati.

È possibile che cose del genere accadano ai livelli della Serie A? C’è da aspettarsi di tutto.

La storia ci insegna che la vera rivoluzione può farla soltanto il popolo ma questa squadra la propria gente la sta perdendo.

Il San Paolo semivuoto avrebbe dovuto smuovere le coscienze dei giocatori del Napoli.

Gli ultras della curva B protestano al di fuori dello stadio, quelli della curva A si fanno sentire solo per gridare “Pretendiamo rispetto!” riferito a presidente, staff e giocatori. A tutti coloro che hanno dimenticato che il Napoli è uno stile di vita.

Ci avranno pensato gli azzurri agli spettatori che hanno speso i propri soldi per stare 90 minuti sotto la pioggia in attesa di un riscatto?

Insigne Napoli
Foto: Fox Sport


Ci avrà pensato Lorenzo Insigne, il più fischiato e il peggiore in campo?

Non sei degno, gli urlano i tifosi, togliti la maglia e anche la fascia.

Per ex giocatori come Pandev invece lo stadio si alza in piedi in un’ovazione, perché Napoli non dimentica mai chi onora la propria maglia.

Pesantemente criticato anche Dries Mertens, che secondo le fonti più vicine alla squadra è stato il primo a guidare la sommossa contro presidente e allenatore.

Solo delusione nei confronti di chi si è fatto chiamare Ciro, ha parlato prima in napoletano che in italiano, ha baciato la maglia e adesso sembra aver gettato la spugna.

Dagli spalti c’è chi grida: “Mercenari andate a lavorare”.

Una Napoli tradita nell’orgoglio non ha giustificazioni per chi non onora la maglia azzurra e il futuro all’orizzonte è sempre più incerto.

Federica Vitali