Che la sorte calcistica si sia vendicata con il Brasile per quell’ormai famoso e discusso rigore concesso “a caso” nel match contro la Croazia? Può darsi. Forse, i riti voodoo del team di Niko Kovac si sono fatti sentire, perché nello scontro di ieri, martedì 17 giugno, con il Messico, i padroni di casa di questo Mondiale 2014, non sono riusciti a portarsi in saccoccia i tre punti della vittoria. Con otto tiri in porta a tre, e un possesso di palla a favore del 53%, i verdeoro non volano e rimangono incollati ai messicani nella classifica parziale del girone A. Con questa seconda manche finita sullo 0-0, Brasile e Messico si piazzano a quota 4, staccando di netto Camerun e Croazia, che rimangono a 0. Ma vediamo come è andato nello specifico l’incontro.

Gli undici di Scolari sono gli stessi schierati in campo contro la Croazia, fatta eccezione di Ramires al posto di Hulk, che non si dimostra per niente adatto al ruolo affidatogli, largo a destra nel 4-2-1-3, soprattutto di fronte a una difesa a 5 molto chiusa in se stessa. Il Messico, da par sua, parte bene: due falli al centrocampo nel primo minuto di gara e un pressing scatenato che vede in Dos Santos e Peralta le sue due punte di diamante. La pecca dei verdeoro? Poca creatività, fatta eccezione di alcune accelerazioni di Oscar, che però non turbano più di tanto l’equilibrio in campo. Al 26′ arriva il riscatto brasiliano, o meglio, il riscatto di Neymar, che nel corso del match subisce non pochi falli: uno stacco aereo da vero fenomeno calcistico (su cross di Dani Alves) che fa guadagnare a Ochoa il titolo per poter partecipare al concorso “miglior parata di questo Mondiale 2014“. Comunque, al di là di queste sporadiche “invenzioni”, niente da fare. Lo 0-0 persiste, inesorabile. Il ct verdeoro, per la ripresa, sfoggia Bernard al posto di Ramires, forse speranzoso di poter cambiare le carte in tavola. Il 21enne attaccante dello Shakhtar, in effetti, ci prova, sfuggendo via a Layun e creando il primo vero pericolo di questo secondo tempo. Peccato che però sia anche l’unico. È il Messico, infatti, a guadagnare terreno e a provare diversi tiri da fuori, ma invano. A Fortaleza, l’incontro si chiude, con amarezza, perplessità e sconcerto, a reti inviolate.

Eleonora Tesconi