Dopo il ko in trasferta contro la sua ex squadra, una “chiacchierata a senso unico” con il tecnico toscano dei biancocelesti Maurizio Sarri

Mister Sarri, sappiamo che lei è un uomo di mondo, uno che si è fatto da solo, tra gavetta e scalate faticose, tra il nascere in un posto e vivere in un altro e poi in un altro ancora.

Sappiamo che la sua tempra di uomo nato al Sud, mescolata all’essere poi un “toscanaccio” nel DNA, sia ben nota e a tratti, molto apprezzata.

Sappiamo che la sua professionalità è indubbia.

Mister Sarri, cosa ha provato domenica sera?

È stata la sua una partita come le altre, lì in quello stadio che, quando l’acclamava, si chiamava San Paolo e che ora porta il nome del Dio del pallone?

Si, lo sappiamo che ci era già stato ai tempi della Juventus un paio d’anni fa.

Cosa provò allora, e cosa ha provato ieri sera?

L’ha vista la cerimonia pre-partita dedicata a Maradona?

Che effetto le ha fatto vedere quello stadio così gremito di gente emozionata commossa?

Le sono tornate in mente le ovazioni per lei?

Non lo sapremo mai, non ci illudiamo.
Lei è uno riservato, di quelli che troppe volte le emozioni non le fa trasparire…

Però una cosa può dircela, su…

Cosa ha provato nel vedere la sua creatura, la sua geniale e azzeccatissima trovata del “falso nueve” Dries Mertens, uomo sicuro e conscio di essere ormai un pezzo di storia di squadra e città?

Forse si sarà rallegrato nel vedere quel giovanotto dalla faccia irresistibilmente simpatica, trascinare la squadra verso la vittoria contro la sua di squadra, segnando due gol galattici e dimostrando di essere indispensabile.

Diciamolo, Mister: ieri lo hai subìto.
La squadra ha subìto i gol e la sua presenza, che non ha fatto rimpiangere quella di un’altra punta di diamante dei partenopei, Osimhen.

La vita è così: lei lo ha creato e ieri ha “pagato” lo scotto della sua lungimirante idea.

Chissà come sarebbe andata se tante cose non fossero accadute, Mister.
Se non avesse fatto un giro immenso per vincere sì, perché a chi non piace e a chi non piace anche “sistemarsi”… Non siamo ipocriti…

Ma sa, i napoletani sono “carnali”, amano con ogni parte del corpo. Anche con la testa ma un po’ meno. Amano con il cuore, tutto. Con il fegato, perché tifare Napoli spesso la staccarata lì, proprio lì, in zona fegato, ti tocca. Con la voce, che lasciano sugli spalti ogni volta…

Chissà se qualche volta le capita di pensare a quanto amore avrebbe ancora ricevuto e quanta gratitudine… Sono quelle cose che non si mettono in bacheca a prendere polvere e non sono conservate in banca.

Speriamo che, nonostante l’amara sconfitta (perché immaginiamo sia stata amara), si sia goduto ancora una volta Napoli e abbia anche solo per un secondo, ripensato a quell’amore che, come la divina Sophia Loren leggeva in una lettera a lei dedicata in una scena del film “Pane, amore e…
“Fu il più bello che tu potrai sognar e mai più ritrovar…”

 

Simona Cannaò