Tutto ebbe inizio da quel lontano 20 febbraio 1986, quando un imprenditore milanese di nome Silvio Berlusconi realizzò il suo sogno acquistando la società di cui era sempre stato tifoso, il Milan. All’epoca la società rossonera, di proprietà di Giuseppe “Giussy” Farina, era sull’orlo del fallimento e Berlusconi l’acquistò a un prezzo conveniente.

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 Franco Loi, ne “Il dizionario del calcio”, scriveva:

L’entrata di Berlusconi non ha investito soltanto la squadra rossonera, ma tutto il mondo del calcio. L’azione del grande manager ha portato in un ambiente dilettantesco e troppo spesso fondato sul pressappochismo e sui capricci personali del padroncino di turno, il senso della suddivisione dei compiti, la distribuzione oculata delle funzioni, la serietà dello sport, ossia, come si è già più volte citato nel corso della presente tesi: il passaggio da squadra calcistica ad azienda calcistica.

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Al suo fianco doveva avere una persona capace e di fiducia e la sua scelta ricadde su Adriano Galliani, già dirigente Fininvest, che assunse la carica di amministratore delegato.

Vengono scelti come Direttori Sportivi Ariedo Braida, proveniente dalle esperienze come DS al Calcio Monza e all’Udinese, che andava ad aggiungersi e Silvano Ramaccioni, Direttore Sportivo dal 1982 e poi team manager della squadra dal 1989 fino al 2008.

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Grazie a questi uomini di valore, la società rossonera è rinata. Sono arrivati a Milanello giocatori come Paolo Maldini, Alessandro Costacurta, Filippo Galli, Alberigo Evani, Mauro Tassotti, Andrea Icardi e Mark Hateley, Pietro Paolo Virdis, Agostino Di Bartolomei, Paolo Rossi e Ray Wilkins, il tutto guidato e capitanato da Franco Baresi.

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Una squadra così doveva essere guidata da un grande condottiero: Arrigo Sacchi, reduce dalla panchina del Parma promosso in serie A.

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Ma una rosa molto forte non basta. Bisogna essere formidabili e a questo ci pensa il trio olandese, Ruud Gullit, Franky Rijkard e Marco Van Basten. I tre gioielli, sostenuti da una squadra di giovani talenti italiani, hanno fatto sognare tutti i tifosi e hanno fatto invidia alle altre squadre. Questa formazione viene ricordata come una delle più forti di sempre.

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Negli anni a venire, si sono succeduti molti altri grandi campioni e allenatori. Shevchenko, Weah, Savicevic, Boban, fino ai piu recenti Kakà e Inzaghi, sono solo alcuni dei giocatori più amati degli ultimi anni. Tra le tante finali di Champions League, come dimenticare la storica finale del 2003 tutta italiana contro la Juventus, vinta dai rossoneri dopo i calci di rigore:

Il 23 maggio del 2007 il Milan vince la sua settima e ultima Champions League contro il Liverpool e si vendica della finale persa proprio contro i Reds due anni prima a Istanbul.

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L’ultima vittoria dei rossoneri risale al 2011, quando vincono lo scudetto con Allegri in panchina. Da lì in poi inizia una crisi profonda che sembra non avere fine. Malumori tra squadra e allenatore, tifosi e società. Un caos che ha portato Berlusconi alla decisione di vendere la società. Una scelta difficile e sofferta, dopo 31 anni alla guida della società e una bacheca da far invidia:

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Dopo diverse trattative mai andate in porto, la decisione definitiva: si vende.

Martedì 5 luglio 2016 Silvio Berlusconi ha confermato la vendita del club. Il presidente ha parlato lasciando l’ospedale San Raffaele dove era ricoverato per un intervento al cuore che mai smetterà di battere per questi colori. Come riporta il Corriere della Sera, il club è stato valutato 500 milioni, i cinesi verseranno 400 milioni per l’80% del controllo del Milan e nel giro di due anni, il restante 20%.

Queste sono le parole pronunciate alla stampa da Berlusconi:

“Io penso che dopo 30 anni per me sia arrivato il momento di passare la mano e lasciare il Milan. Il Milan ha ormai un percorso avviato verso i cinesi – ha dichiarato il patron rossonero –, ma ho preteso che ci sia l’impegno per i nuovi acquirenti, un gruppo di importanti società cinesi, anche a partecipazione statale, di versare nel Milan almeno 400 milioni nei prossimi due anni. Ho consegnato il Milan a chi è in grado di rilanciarlo. Ho preteso dal gruppo cinese un investimento importante di almeno 400 milioni in due anni. Credo che l’ultima scelta sia importante, consegnare il Milan a chi è disposto a renderlo di nuovo protagonista in Italia, in Europa e nel mondo. E’ un gruppo importante a partecipazione statale. Negli ultimi quattro anni non l’ho seguito come volevo: vorrei chiudere un periodo di 30 anni pieno di vittoria. Ho rinunciato a pretese sul prezzo, senza calcolare il valore del brand”.

Berlusconi esce di scena e tutti, milanisti e non, possiamo dirgli solo una parola: grazie.

Barbara Roviello Ghiringhelli