Bicchiere mezzo pieno, o bicchiere mezzo vuoto?

La Roma arriva al S.Paolo con la convinzione di dover giocare una buona partita, cercando di contenere il più possibile un Napoli in forma e affamato. Senza troppi complimenti è il Faraone a portare in vantaggio la squadra, all’altezza fino a quel momento di una prestazione dignitosa e impegnata. Nel pieno stile Roma dopo il gol del vantaggio la Roma cala vistosamente, va in affanno subendo il Napoli, sfruttando solo le ripartenze e chiudendosi in difesa.

(Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

 

La prestazione della squadra giallorossa lascia perplessi: nonostante l’amaro del risultato riacciuffato dai partenopei al 90′, il pareggio va stretto per certi versi, ma per altri è un punto d’oro per la Roma che si è vista assediata per 75′.

Era nell’aria, un po’ come il match giocato dal Napoli contro il Liverpool, solo che la Roma non è il Liverpool ed in questo momento storico sembra anche far fatica a ritrovare un’identità, come squadra e come gruppo.
Significativo l’atteggiamento dei due allenatori: il Napoli di Ancelotti ha spinto, lottato e mantenuto palla per tutto il match, 17 corner e 26 tiri in porta, l’ex Bayern Monaco e Real rimane impassibile per tutto il tempo; segue le dinamiche di gioco ma studia i suoi giocatori intervenendo in maniera composta: sintomo di un approccio autonomo, maturo e da grande squadra con spirito e mentalità europea.
Di Francesco si trova a dover dirigere l’orchestra cercando di stonare il meno possibile, suona la carica ma resta indietro ed è continuamente costretto a richiamare i suoi sulle posizioni e sulle tattiche, urla, si sbraccia e chiede di salire, cercando di tenere fuori dalla propria metà campo gli avversari. Nonostante l’impegno profuso, i suoi ragazzi riescono appena ad erigere una trincea che viene violata dopo un’ora di assalti.

Due stili a confronto, due mentalità opposte, una più matura e pronta per il grande passo, una più acerba, con grandissime potenzialità ma che ancora non sa dove andare.

Oggi a fare la differenza sono stati in tre, due hanno retto meglio, uno alla fine si è arreso non per mancanza di coraggio, piuttosto per sfinimento: Olsen, Manolas e Dzeko.

(Photo by Catherine Ivill/Getty Images)

Il bosniaco si immola davanti alla porta di Ospina in due occasioni clamorose, una portandosi dietro mezza difesa e gestendo la palla con un’eleganza ed una classe che hanno fatto impallidire lo stadio napoletano, un’altra sulla sponda per El Shaarawy che solo un salvataggio di Albiol ha smorzato il bis naturale che ne sarebbe scaturito. Nel secondo tempo cala un po’, ma diventa difficile quando la Roma in attacco smette di considerare la fase offensiva, si mette a disposizione della squadra ma senza diventare decisivo.

(Photo credit should read OSCAR DEL POZO/AFP/Getty Images)

Olsen. Lo abbiamo detto: cresce, prende coraggio, sta raggiungendo numeri davvero impressionanti; nulla a confronto del caro vecchio Alisson, ma certi interventi hanno permesso alla Roma di lasciare Napoli con un risultato di tutto rispetto. Presente nell’ intervento su Insigne già al 7′ servito da uno spiritato Fabian Ruiz, e disinnescato da una macchina da guerra di nome Manolas.
Due super parate su Hamsik e un miracolo a fine primo tempo su una magia di Insigne.
Le prove da eroe continuano nel secondo tempo: diverse uscite al limite, alcune conquistate con rabbia, ma nulla può quando si vede carambolare in modo scomposto il pallone in porta grazie ad un Mertens attento e forse molto fortunato, ecco… fortunata la modalità con cui la Roma prende il gol, meritato nel complesso il pareggio, cercato, combattutto e costruito con vera intelligenza.

(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Manolas, una statua, un monumento nella Roma.
Se la squadra di Di Francesco chiude in vantaggio il primo tempo, è al sig. Costas che dobbiamo fare i complimenti, sempre in gioco, attento specialmente alle giocate di Mario Rui e Callejon. Un giocatore che trascina la squadra insieme a De Rossi e ad un Lorenzo Pellegrini che rincorre letteralmente ogni singolo pallone, cercando di tenere in gioco una Roma che ha rischiato di perdersi, che ha tentato di resistere fino all’ultimo secondo, ma che dopo l’uscita di Manolas e De Rossi per infortunio ha dovuto ripiegare su Cristante-incommentabile – e su un Fazio che ha bisogno di tempo per entrare in partita… è ancora lì, al S. Paolo.

Il Napoli non sbaglia nulla, Ancelotti prova Milik in partenza, affidandosi ad Insigne per la fase offensiva; il 4-4-2 messo in campo viene sconquassato dal gol improvviso di El Shaarawy, qualche momento di smarrimento, due minuti di assestamento e il resto del match non ha avuto storia, dietro Hysaj, Albiol e Koulibaly fanno buona guardia alla porta di Ospina, mentre dall’altra parte è la difesa della Roma ad essere brava a mandare continuamente in fuorigioco Insigne e compagni. Due gol annullati e diverse azioni fermate proprio per offside, poi il parapiglia, gli ultimi minuti al cardiopalma per un Napoli che ci teneva a non perdere terreno e punti sulla Juve ma soprattutto per una Roma che ha rischiato di tornare a casa con i tre punti dopo la figuraccia contro la Spal.
Si è vero, per il gioco profuso dal Napoli è giusto così, ma ricordo troppe partite in passato dove ad un gioco stellare della Roma, corrispondeva un gol vittoria dell’avversario arrivato per una congiunzione astrale appena agganciata dalla costellazione del Sagittario… scherzi a parte, non necessariamente deve corrispondere giustizia… specie con la Roma.

Il pareggio in realtà tiene la Roma ad un livello accettabile di attenzione, il gioco prodotto questa sera ha in realtà evidenziato le troppe lacunee di questa squadra.
Dopo l’uscita di Manolas e De Rossi si è faticato il doppio, concedendo troppo all’avversario e senza compattarsi in modo ragionato, cross e passaggi hanno cominciato a diventare meno precisi, merito anche del lavoro di anticipo degli uomini di Ancelotti che hanno intercettato l’80% dei palloni.

Ci attendono Fiorentina e CSKA.
Saranno due trasferte al cardiopalma.

Laura Tarani

(immagini Getty)