Maurizio Manzini, classe 1940, cresciuto in una famiglia giallorossa, non solo è un grande tifoso biancoceleste, ma una vera e propria figura di riferimento per club e tifosi, da (quasi) 50 anni. 

Chi associa Maurizio Manzini solo alla figura di team manager biancoceleste, sbaglia. La sua figura è qualcosa che va ben oltre il “semplice” accompagnatore della squadra.
Approda alla Lazio ufficialmente nel 1988, ma già dal 1971 inizia a muovere i primi passi come collaboratore esterno. 

Lavorava come direttore delle vendite per Itavia e, quando si accorse che la Lazio era tra i clienti della compagnia aerea – da grande tifoso – fece in modo di occuparsi personalmente della squadra, tanto da diventare il punto di riferimento per l’organizzazione delle trasferte della squadra capitolina.

Un rapporto di amicizia e fiducia cresciuto nel tempo (celebre la sua grande amicizia con Tommaso Maestrelli) fino ad arrivare al 1988, quando Calleri gli propone di assumere il ruolo di Team Manager. 

Da quel momento, Manzini diventa un prezioso elemento di raccordo tra giocatori e società, continua ad occuparsi dell’organizzazione delle trasferte, assumendo anche un importante ruolo di raccordo tra giocatori e società.

Figura innovativa per quegli anni, quando le società avevano una gestione poco aziendalista e molto familiare.

La professionalità (parla perfettamente cinque lingue) unita al carisma e alla riservatezza, rendono Manzini un vero e proprio pilastro della Lazio, tanto da essere amato e rispettato anche da dirigenti e giocatori di altre squadre. 

Nel suo libro – “Uno contro tutti”, uscito nel 2018 – racconta i suoi quasi 50 anni a servizio della Lazio (con una serie di aneddoti che toccano più o meno tutti, da Chinaglia a Gascoigne, fino ad arrivare alla storia recente) e anche sua figlia Francesca – volto di Canale 5 – ha più volte ribadito come per convivere con suo padre abbia dovuto seguirlo in questa sua folle passione per i colori biancocelesti.

“Ho raggiunto un traguardo importante, ho passato la maggior parte dei miei anni alla Lazio. Sono grato perché ho potuto contare sulle cose che ho sempre avuto a cuore. Quando si riesce a fare della propria passione il proprio lavoro, non si può chiedere nient’altro alla vita. Ho conosciuto tanti giocatori ma li ricordo tutti con lo stesso affetto. Tutti sono stati importanti, tutti mi hanno dato qualcosa, che sia un momento di gioia, un sorriso o altro. Questo è uno degli aspetti che mi fa definire la mia vita molto fortunata. Sono orgoglioso di essere parte di questo grandissimo club e della sua storia”.

Queste le sue parole rilasciate ai microfoni di Radiosei questa mattina, in occasione del suo compleanno, e sono le stesse parole che ripete come un mantra da tutta una vita. La sua Lazio, il suo lavoro e la sua grande fortuna.

100 di questi giorni, Maurizio!

Micaela Monterosso