Materazzi ricorda. Dodici anni fa oggi, 22 giugno 2006: l’Italia era in piena corsa al Mondiale per quello che sarebbe stato il sogno più bello del calcio italiano contemporaneo. Un ricordo bello ma tagliente come mai.

Si giocava Italia contro Repubblica Ceca, terza partita degli Azzurri, fase a giorni, Gruppo E.
Alessandro Nesta, perseguitato dalla sfortuna, figlio di una vera e propria sciagura rimedia il terzo infortunio ad un Mondiale e per la terza volta è costretto a non partecipare alle fasi ad eliminazione diretta della competizione. Ma non tutti i mali vengono per nuocere e all’angosciante infortunio del rossonero sopperisce Marco Materazzi, il difensore dell’altra sponda milanese da panchinaro si prende con grinta una titolarità che sarebbe valsa oro. Lo fa con quella che sarebbe stata la firma dei titoli di coda di un’avventura meravigliosa, di testa, volando in alto lì dove gli altri non sono riusciti.

Il timer segnava il 17mo minuto, Matrix entrava al posto di Nesta in lacrime, la trepidante fretta di calpestare il prato di Amburgo e di leggere quel nome su quel tabellino, gli occhi sono rivolti al campo, il pensiero al cielo lì dove si sarebbe innalzato, lì dove parte del suo cuore e del suo pensiero vive, lì dove alza le braccia e gli indici al cielo con i polsi tremanti fasciati da quei polsini bianchi ogni volta che la mette dentro.

Bastano soltanto nove minuti per volare lì nel cielo azzurro di Amburgo, più in alto degli altri, colpendo il pallone con la grinta che solo chi cova un sogno e nutre una passione ardente può; più forte della velocità di pensiero e di comprensione.

La colpisce superando e travolgendo tutti, soprattutto Cech. E’ 1-0, la panchina esplode, Materazzi esplode, l’Italia intera esplode. Lo sovrastano e lo abbattono, il gigante non sta più in piedi, il cattivo nerazzurro, timore di ogni attaccante, è sparito; con gli occhi gonfi e rossi cosparsi di lacrime e le vene scalpitanti d’adrenalina, Materazzi improvvisamente è un bambino. Alza le braccia al cielo, come d’istinto, lì dove solo il cuore arriva. Senza cuore saremmo solo macchine ma il Mondiale non è questione di macchine ma di uomini e solo gli uomini sono così fragili da riuscire in certe imprese.

Il Mondiale è questione di uomini, non di macchine e solo gli uomini sono così fragili da riuscire a segnare. 22 giugno 2006 Marco Materazzi subentrava ad Alessandro Nesta  e segnava il primo gol di Germania 2006. L’ex nerazzurro ricorda la prima rete della grande favola sui social e gli ex compagni commentano. 

Materazzi, che è solito ricordare certe ricorrenze tramite social, posta una delle foto che lo ritraggono durante l’azione del gol.
La foto, postata anche su Instagram, non è sfuggita neanche agli ex colleghi e soprattutto agli compagni di quel Mondiale.
Simpatico siparietto con gli ex compagni nerazzurri Stankovic e Chivu.
Cannavaro, invece, commenta con tanto di emoticon con gli occhi a cuoricino, emozionandosi insieme a noi, perché nel calcio non emozionarsi è peccato.

Il vero peccato però è la malinconia che leggendo questo post ci pervade.

Egle Patanè
Foto: Getty Images