Le ultime giornate di questo campionato un po’ complicato da analizzare (o radiografare), ci stanno offrendo le due strenui lotte per la permanenza in Serie A e per i restanti posti in Champions League ed Europa League. Tutto ancora da definire quindi; forse ci sarebbe spazio per vedere un po’ di bel gioco, qualche maglietta sudata e qualche soddisfazione che, presumibilmente, per qualcuno è mancata durante l’arco dell’anno calcistico.

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È senza dubbio il caso di Mario Rui.
Il giovanotto portoghese, baffetto curato e ricciolo ribelle sulla fronte, è stato più volte soggetto e oggetto, da parte della coriacea e spesso impietosa tifoseria partenopea, di critiche furenti sul suo ruolo di terzino.

Spesso bersagliato in coppia con Hysaj, i due difensori azzurri da molti non sono amati e puntualmente, ad ogni sessione di calciomercato, auspicano una loro cessione alla prima squadra interessata.

Quello che però in tanti o non sanno, o fanno finta di non sapere (e vedere), è che il giovin difensore è uno che combatte, si impegna e fa il suo dovere.

Non è certo uno che in mezzo al campo passeggia, anche se la resa non è sempre delle migliori. La maglia è sudata, anzi di più, lui può essere strizzato come uno straccio prima di essere usato per una lavata di pavimenti.

A volte capita che, sudando sudando e correndo dietro agli avversari, gli arrivi qualche palla di quelle giuste. Capita che quella palla vada, per merito suo, addirittura nella rete della porta avversaria, come la scorsa domenica contro la Spal. Soddisfazioni che, a volte, non possono essere soppesate.

E la scorsa domenica proprio, un altro azzurro di recente bersagliato per un suo probabile mancato trasferimento al PSG, e conseguente (pare) calo di prestazione, si è preso una piccola rivincita, segnando anch’egli contro la Spal.

Il brasiliano Allan, cardine del centrocampo azzurro, per mesi ha subìto non pochi processi per via dell’affaire francese. È stato tirato nel calderone delle polemiche sul rendimento della squadra, con critiche personalizzate decisamente non gradevoli.

Ma anche Allan è un guerriero, lo è sempre stato, di testa e di cuore, come di gambe e fiato, e se il suo futuro in azzurro non si sa ancora quale sarà, di sicuro si sa del suo passato e del suo presente, vivo e pulsante in tenuta azzurra.

Vedi mai che queste due storie possano insegnare a molti tifosi (?) ad evitare di fare i Soloni criticoni pseudoesperti di tattica e tecnica, e a sostenere solamente i calciatori della squadra che dicono di tifare; calciatori che indossano calzoncini e scarpette con i tacchetti, ma che, in realtà, spesso scelgano per se stessi una vera e propria armatura da fieri guerrieri.

 

Simona Cannaò