Mario Mandzukic è arrivato alla Juventus nell’estate del 2015 per volere di Massimiliano Allegri. 

Nessuno forse avrebbe immaginato che la sua presenza in maglia bianconera avesse trasformato questo giocatore rude e taciturno in una sorta di semidio per le folle juventine. 

Per una misteriosa alchimia, il croato è a mano a mano diventato – per molti – l’emblema della lotta, del sudore, di quello che bisogna essere per incarnare l’ essenza della juventinità. Oltre a incarnare l’uomo perfetto per il gioco di Allegri.

Mandzukic – non è un mistero per nessuno – è stato per l’ex mister della Juventus l’uomo imprescindibile, quello che non deve e non può mai mancare negli undici. Forse per la sua grande adattabilità in campo, forse per l’estrema disponibilità nei confronti di Massimiliano,  forse per tutta una serie di motivi che ancora oggi non comprendiamo proprio del tutto.

Perché l’attaccante vice campione del Mondo ha sicuramente un buon curriculum e un altrettanto buon palmarés, uniti a una utilissima esperienza in campo europea. Ha senza dubbio un carattere coriaceo, una fisicità potente e un buon bagaglio tecnico tattico che gli hanno permesso di spaziare senza difficoltà in ogni parte del terreno di gioco.

Ma nessuno dei suoi precedenti allenatori lo ha idolatrato al pari di Max Allegri, tanto da ritenerlo indispensabile anche per CR7. 

I numeri di Mario con la maglia della Juventus non sono brillantissimi per un attaccante centrale che come prima prerogativa dovrebbe avere lo score delle marcature. La carriera di Mandzukic in casa bianconera ha generato un vero e proprio ossimoro in base al quale per un centravanti fare gol  non è prerogativa principale. Ossimoro creato – diciamolo con onestà – proprio dal livornese.

Mandzukic Allegri
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Tuttavia oggi Massimiliano Allegri non siede più sulla panchina della Juventus. E questa aura di divinità creata attorno al croato – associata alla venerazione della piazza e a un rinnovo recentissimo e scomodissimo – sta finendo con il danneggiare lo stesso Mario, ritrovatosi oggi ai margini di questo Olimpo creato apposta per lui. Il problema è che non sembra volersene accorgere. 

Non è un mistero che Sarri non prediliga il genere di giocatori cui Mario Mandzukic appartiene. Non ci sembra nemmeno così difficile immaginare che, avendo a disposizione tanti giocatori di elevata caratura tecnica, prediliga questi ultimi, molto più adatti al modo di stare in campo delle squadre del Comandante. Al momento dell’arrivo del nuovo tecnico, si sperava che Mario avesse l’intelligenza di comprendere che il suo tempo alla Juventus era arrivato al termine.

A quanto pare non è così.

Dall’inizio del calciomercato, non c’è squadra tra quelle che si sono fatte avanti che sia risultata gradita al numero 17. Mandzukic si aggrappa allo – scellerato – rinnovo fatto pochi mesi fa, che gli consegna il coltello dalla parte del manico.

Contribuendo a creare una situazione non proprio piacevole, per sé ma anche per la stessa Vecchia Signora che si vedrebbe costretta con ogni probabilità a estrometterlo dalla prossima Lista Champions. Salvo sorprese alla fine di questa lunghissima e estenuante finestra di acquisti e cessioni.

Alla fine Mandzukic ha forse finito con il credere troppo a quella indispensabilità che Massimiliano Allegri gli ha presentato come eterna.

Dimenticandosi di dirgli invece che alla Juventus di indispensabile non c’è nessuno: non lo è stato nemmeno lui, che ha lasciato la “sua” panchina a un altro, non lo è stata nemmeno gente come Del Piero, che quella maglia l’ha indossata per vent’anni, vincendo tutto quello che si poteva.

Quello che doveva essere una sorta di immortalità, si è trasformata per Mario Mandzukic in una dolorosa caduta.

Sarebbe ancora in tempo per rimediare.