Dalla serie C alla Champions, passando per la Nazionale, Marco Parolo è il simbolo della Lazio che resiste.

Chi diceva che Marco Parolo era prossimo alla pensione, è costretto a ricredersi. Il centrocampista biancoceleste sta dimostrando – in questo avvio di stagione – di avere ancora molto da dire, prima di appendere gli scarpini al chiodo. Ormai presenza imprescindibile per Simone Inzaghi, tanto che viene schierato in ogni ruolo possibile (mancano l’attacco e la porta, ma il campionato è ancora lungo). 

A testa bassa, si è messo a disposizione del mister e della squadra senza mai una parola fuori posto, con dedizione e grande spirito di abnegazione. Un crescendo di prestazioni che lo ha portato a guadagnarsi un posto da titolare nella stagione che sembrava essere l’anticamera del ritiro. 

Nella gara contro il Crotone, è suo l’assist per il gol di Ciro Immobile; si sostituisce momentaneamente a Luis Alberto e piazza un pallone perfetto per la Scarpa D’Oro biancoceleste, che può solo concludere in rete un’azione perfetta. Replica contro lo Zenit, alla 250ma presenza con la maglia biancoceleste (e con la fascia da capitano) segnando un gol straordinario, il primo in Champions League. Il tassello che ancora doveva aggiungere nella sua lunga carriera. 

Posso dire che è una serata perfetta. Per me già è un grande traguardo poter giocare la Champions. Segnare rende tutto ancora più bello. Dedico il gol alla mia famiglia ma ciò che più conta è che sia servito per i tre punti. La Lazio ha vinto e compiuto un passo avanti decisivo per la qualificazione. Devo fare i complimenti a tutta la squadra, perché quando si ottengono certe vittorie significa che è il gruppo a fare la differenza. La squadra sta crescendo ed acquisendo la mentalità necessaria.

36 anni il prossimo 25 gennaio, è il simbolo della Lazio che resiste, il portabandiera dell’umiltà e della costanza.

È sempre stato così, Marco Parolo.

Sottovalutato dalla stampa, determinante quando serve. Che sia davanti ai microfoni nei post partita (nei momenti di maggiore tensione è sempre il primo a metterci la faccia) o in campo, ci mette il cuore. I sacrifici pagano, alla lunga, e Marco lo sa. Si è preso la Lazio in spalla e, partita dopo partita, non si lascia mai cogliere impreparato.

Non sarà determinante come Ciro Immobile, ma è indubbiamente un punto fermo della formazione biancoceleste. Se questa sarà la sua ultima stagione in campo è presto per dirlo, imprevedibile com’è, non sarebbe un’eresia se decidesse di continuare.

Al suo palmares, d’altra parte, manca ancora il tricolore… 

Micaela Monterosso