La Juventus, reduce dalla sconfitta shock con la Samp, si proietta verso la Champions. Con perplessità che vanno al di là di titolari e moduli

Lo ha sottolineato Giorgio Chiellini: “Io non credo nel caso e nemmeno nella sfortuna. Evidentemente ci manca qualcosa che ci permetta di alzare l’asticella nel momento in cui l’indice di difficoltà aumenta”. Parole che mettono a nudo la severa lezione subita dalla Juventus in casa doriana, sconfitta che è arrivata, come ancora Giorgio sottolinea, pur dominando per ben 70 minuti di gioco. Quel “qualcosa” ancor difficile da focalizzare è una sorta di “male oscuro”, che attanaglia la Signora dall’inizio della nuova stagione.

In altre analisi abbiamo già argomentato dei problemi in fase difensiva: una difesa collaudata come la BBC non si sostituisce in qualche mese e nemmeno ruotando di continuo gli interpreti. Di questo è giusto essere consapevoli, pertanto anche prendere qualche rete in più diventa parte del gioco. Stesso discorso per il famigerato modulo 4231: in più occasioni abbiamo ribadito quanto dispendio comporti e quanto sia difficile applicarlo allorché gli interpreti, titolari e non, non si presentano al massimo della forma. E potremmo parlare anche di un Mandzukic che sembra intoccabile anche quando le sue prestazioni sono sbiadite…Tuttavia al di là di quanto è già stato detto, di una preparazione che ancora non ha portato i ragazzi al top, di un cambio di modulo che rinforzi il reparto centrale e che non lasci la difesa troppo scoperta, si può evincere altro dalle parole di Chiellini.

La Juventus della scorsa stagione ha palesemente chiuso un ciclo. Fantastico, strepitoso e dispendioso in energie e entusiasmi. La chiusura tra l’altro è stata brutale, oseremo dire violenta: impossibile credere che Cardiff non abbia lasciato ferite, sarebbe ingenuo. Delusioni che avvengono in tal modo possono sortire generalmente due risultati: o ricompattare il gruppo e spingerlo oltre (come accadde con la clamorosa rimonta post Berlino) o disgregare anche temporaneamente certezze, volontà e senso della coralità. Le dichiarazioni di Giorgio Chiellini aprono uno spiraglio su questa seconda direzione.

Le ferite  profonde talvolta hanno bisogno di cambi d’aria radicali, di bruschi cambiamenti di guida, una linea che la dirigenza della Juve non ha voluto o potuto preferire. Con questo non si vuole mettere in dubbio l’operato o le capacità dell’allenatore che è la guida principale: semplicemente accade che se quel “qualcosa” si rompe da dentro, le risposte che il mister pretende (e giustamente!) tardano ad arrivare o magari non arrivano affatto. La storia, anche quella del calcio, insegna che questi episodi accadono: non ci si capisce più come prima, non ci si fida più come prima; e le responsabilità vanno ricercate tra tutti, senza per questo voler necessariamente trovare un capro espiatorio.

Il problema ad oggi resta quello sollevato dal numero 3 della Juventus: quando l’asticella della difficoltà si alza, manca qualcosa. Cosa accadrà allora contro il Barcellona in Champions, squadra che alza notevolmente questo livello? Un Barcellona che pure solo qualche mese fa è stato letteralmente surclassato da questi ragazzi.  Basteranno tre giorni per trovare la soluzione a quel “qualcosa”? La Vecchia Signora in passato è stata artefice di clamorose smentite a chi la dava già morta o fuori dai giochi: è nel suo DNA. Sicuramente questa partita con i blaugrana mette in ballo molto più di 3 punti: e non parliamo soltanto del passaggio agli ottavi. Parliamo di chi vuole essere, veramente, la Juventus.

Un “qualcosa” che  va identificato e risolto. Dimostrando per l’ennesima volta che l’unica avversaria della Juventus, in questi momenti, è la stessa Juventus.

Daniela Russo