Zara.
Hotel Kolovare, trasformato in nascondiglio per proteggere i profughi  in fuga dagli orrori della guerra.

Luka Modric è un bambino biondo, timido, mingherlino e spaventato che prende a calci palloni sgonfi, nelle orecchie il rombo non sempre lontano delle bombe.
Solo, senza altri bambini con cui tentare di dare una normalità ad una situazione quasi invivibile, quella palla è la sua unica evasione, anche quando la scaglia con rabbia, con le lacrime agli occhi.

Quando l’orrore del conflitto finirà e Modric diventerà la stella del Real Madrid prima e l’eroe della Croazia calcistica poi qualcuno ricorderà che rompeva più finestre lui con la palla che i serbi con le bombe e, più scagliava quella sfera più il suo talento prendeva forma.

Dal parcheggio dell’hotel Luka inizierà a giocare le prime partite sui campi intorno fino a quando non viene notato dall’allenatore dell’NK Zarad che lo arruola nelle giovanili della squadra.

Ma il suo sogno è la Dinamo Zagabria, club nel quale arriva nel 2011 per consacrarsi come un giocatore completo, con una visione di gioco totale e anche un indubbio leader.

Qualità che porterà con se nel passaggio al Tottenham e al Real Madrid, sino in Nazionale dove lui che ne è il Capitano per la prima volta nella storia ha trascinato la Croazia a un passo da vincere i Mondiali.

La Croazia aveva già incontrato la Francia esattamente vent’anni fa, nel 1998; allora non erano riusciti a superare la semifinale, aggiudicata ai francesi.

Ma la tempra forgiata da chi è sopravvissuto alle bombe e la qualità dei giocatori della squadra varrà pur qualcosa…

 

Silvia Sanmory