Siamo nel mondo del calcio degli anni ’90, dove la storia la fanno campioni e figure leggendarie ma anche atleti come Luigi Apolloni, presenza silenziosa ma imprescindibile.
Apolloni è stato uno dei migliori interpreti del suo ruolo, un difensore centrale puro, di estrema eleganza ma anche innata sicurezza. Gli piaceva lavorare nell’ombra ma chi ha avuto la fortuna di dividere il campo con lui sa quanta dedizione Apolloni mettesse nel suo lavoro.
Ha vent’anni quando approda al Parma, che all’epoca – era il 1987 – militava in Serie B. A metterlo in luce fu l’arrivo sulla panchina parmense del tecnico Nevio Scala.
Apolloni si affermò subito come perno della difesa e nonostante la sua posizione nella retroguardia si distinse sempre per la sua grande correttezza in campo.
Apolloni trascorse quattordici lunghi anni al Parma, diventando il primatista per numero di presenze. Fu tra i protagonisti della storica scalata della squadra ai vertici del calcio italiano, che culminò con la vittoria della Coppa UEFA e della Coppa delle Coppe. Insieme ai suoi compagni di reparto Couto e Minotti, Apolloni è stato il leader di una delle difese più solide del campionato.
Un uomo di fondamentale importanza non solo per il Parma ma anche per la Nazionale italiana. Arrigo Sacchi mostrò immediata fiducia e ammirazione nei confronti di Apolloni, convocandolo per il Mondiale USA 1994. Bisogna essere un po’ supereroi per giocare al fianco di Maldini e Baresi ma Apolloni si dimostrò all’altezza del suo ruolo, nonostante il finale amaro per gli Azzurri. Nonostante non avesse l’aura dei suoi compagni, la sua affidabilità lasciò un segno indelebile.
Mai sopra le righe, Apolloni ha sempre incarnato lo spirito di sacrificio e il duro lavoro, mettendosi al servizio della squadra. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo nel 2000 in quel di Verona, decise di intraprendere la carriera di allenatore. È tornato anche dal suo Parma nel momento più difficile, durante la rinascita post-fallimento, dimostrando ancora una volta di essere un gran lavoratore dedito alla causa.

Il calcio italiano deve tanto a figure come quella di Apolloni. Non un uomo da copertina, che insegna che il successo non passa solo dal talento ma anche dallo spirito di sacrificio, dall’intelligenza tattica e dalla lealtà verso i propri colori.
Federica Vitali