Il calcio si sa ha origini antichissime e la storia delle squadre inizia in tempi remoti, tanto lontani da sembrare un altro mondo.  Ogni tifoso che si rispetti conosce la storia e le gesta della sua squadra del cuore, con orgoglio e devozione. Ci sono squadre però che più di altre hanno fatto la storia dello sport più bello del mondo, lasciando un segno indelebile e creando una vera e propria leggenda. Per fare questo ci vuole una rosa competitiva e un grande condottiero. Tutte queste caratteristiche sono caratterizzate da due colori: il rosso e il nero. Avete letto bene. Ho nominato il Milan non a caso, ma ho seguito l’indicazione della Uefa, che ha decretato la compagine di Milanello la squadra più forte di tutti i tempi. La bacheca di via Aldo Rossi è molto fornita, ma la squadra migliore di sempre è quella della fine degli anni ’80, quella di Sacchi e dei tre Tulipani.

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Per spiegare il motivo di questa decisione, dobbiamo tornare indietro di 30 anni.

Come tutti sapete, il Milan rinasce nel 1986, quando Silvio Berlusconi subentra a Farina e rileva la società. Il neo presidente vuole riportare il club sul tetto del mondo grazie un calcio offensivo e spettacolare. Alla guida del nuovo Milan, viene scelto Arrigo Sacchi, uomo di grande talento con idee innovative. Con lui arrivano in rossonero Marco Van Basten e Ruud Gullit. Da quel momento nulla sarebbe stato uguale.

Il concetto base di Sacchi è quello di “intelligenza collettiva“, secondo il quale gli 11 giocatori devono essere attivi in tutti i momenti della gara, sia in difesa sia in attacco. L’allenamento si trasforma in una vera partita con il 4-4-2 e la difesa a zona. Ma non solo, viene inserita un’efficiente trappola del fuorigioco che mette in difficoltà gli avversari.  Questo gioco innovativo ha permesso ai rossoneri di vincere il titolo nella stagione 1987/88, dando il via alla leggenda rossonera.

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Il tricolore non basta, i campioni d’Italia voglio primeggiare anche in Europa e arrivare sul tetto del mondo. Ci riescono solo un anno più tardi, quando si aggiudicano la Coppa dei Campioni, dopo aver atteso 20 anni, con una cavalcata trionfale. Indimenticabile è il 5-0 inflitto  a San Siro al grande Real Madrid di Sanchez e Butraguegno. Ma la partita più importante è la finale, vinta con arrembante 4-0 contro la Steaua di Bucarest. Gullit e Van Basten danno spettacolo con due gol a testa, sostenuti da una squadra formidabile.

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Nello stesso anno arriva anche la Supercoppa Europea vinta contro il Barcellona e la Coppa Intercontinentale, in una partita sofferta, vinta solo al 119 minuto grazie a un gol su punizione di Chicco Evani.

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Un sogno così bello è destinato a finire e nessuno si immaginava che l’anno successivo il tecnico romagnolo avrebbe fatto il bis. E invece i rossoneri si ripetono vincendo ancora Supercoppa Europea contro la Sampdoria, Coppa dei Campioni contro il Benfica per 1-0 con gol di Rijkaard e Coppa Intercontinentale contro l’Olimpia Asuncion per 3-0 con doppietta di Rijkaard e Stroppa.

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Il ciclo del “profeta di Fusignano” si chiude in modo ecclatante così come era cominciato. Nel 1991 il Diavolo viene eliminato in semifinale di Coppa Italia dalla Roma. Anche in Coppa dei Campioni il Milan viene eliminato ai quarti di finale dall’Olympique Marsiglia, in una notte “maledetta” durante la quale, a pochi minuti dalla fine e con il Milan in svantaggio per 1-0, si spegne uno dei riflettori dello stadio. A questo punto Galliani fa uscire i giocatori dal campo in segno di protesta, perchè secondo lui non era possibile giocare per via della scarsa visibilità. Nonostante la funzionalità del riflettore sia stata poi ripristinata, la squadra non rientra in campo. Questo provoca una squalifica di un anno dalle coppe europee che di fatto mette fine alla sua avventura da tecnico rossonero.

Dopo di lui arrivò Fabio Capello con il Milan degli invincibili, ma quella è un’altra storia.

 

Barbara Roviello Ghiringhelli