Sarà un 2018 da dimenticare per la nazionale italiana di calcio che non sa superare questo momento di crisi.
Dopo l’esclusione dai Mondiali di Russia non è riuscita a riprendersi nonostante l’arrivo di Roberto Mancini che ha portato una ventata di freschezza, di novità e di ottimismo all’interno dell’ambiente azzurro.

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Il commissario tecnico le ha provate tutte ma gli Azzurri non esprimono più il bel gioco che da sempre ha contraddistinto il nostro calcio a livello mondiale.

Contro il Portogallo, orfano di Cristiano Ronaldo, Mancini ha schierato i giocatori più giovani, quelli che lo hanno convinto durante le partite di campionato con i rispettivi club. Chiesa, Lazzari, Romagnoli, Caldara, Cristante, Jorginho sono ragazzi che sono stati protagonisti del calciomercato, contesi dalle grandi squadre e che hanno avviato un processo di crescita professionale non indifferente, ma che, una volta indossata la maglia della Nazionale hanno perso la loro identità di gioco.

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Mancini nei giorni scorsi si è lamentato del fatto che i giovani nostrani trovano poco spazio nel campionato italiano e su questo bisogna dargli ragione. Bisogna puntare sui giovani e questi devono arrivare in azzurro già ben collaudati e pronti per scendere in campo.

Ma è solo questa la causa della disfatta azzurra?
C’è una generale mancanza di idee e di schema di gioco. Spesso si vede uno scambio lento e prevedibile che è facilmente intercettabile dagli avversari e di facile lettura. Se a questo si aggiungono i numerosi errori individuali e l’assenza di precisione e di esperienza internazionale di alcuni giocatori, allora la sconfitta è inevitabile.

Non serve trovare un capro espiatorio, non serve puntare il dito su allenatore, singoli calciatori e dirigenti. Bisogna rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare sui giovani perché saranno loro il futuro della Nazionale italiana.

 

Gisella Santoro