Un illusionista… Che lontano dalla porta pare pigro, quasi un giocatore fantasma, ma quando si avvicina all’area di rigore, beffa tutti gli avversari e  il portiere non può che arrendersi ad una rete perfetta, che pare fatta con il minimo sforzo.

In venticinque anni di carriera il brasiliano Romario de Souza Faria, semplicemente Romario, ha segnato mille gol, davanti a lui solo Pelè.

Un fuoriclasse assoluto anche per il suo modo di giocare, con le mani sui fianchi, eppure incisivo; determinante anche se gioca, alla fine dei conti, una decina di minuti a partita.

Una fiducia assoluta nelle proprie capacità, e del resto come dargli torto.

Anche dal punto di vista fisico, il Baixinho, cioè bassino, come è stato soprannominato, ha saputo andare oltre il limite del suo corpo massiccio e poco atletico lavorando sulla sua falcata ampia che gli addetti ai lavori hanno sempre definito insolita per un calciatore della sua altezza, poco più di un metro e sessanta. 

Di Romario quello che ha sempre destabilizzato gli avversari è stata la sua capacità di giocare in modo imprevedibile: diversa velocità, diversa direzione e tempi di azione ad ogni partita.

Di club in club la sua carriera è legata fortemente alla Nazionale brasiliana, soprattutto al Mondiale del 1994 quando il Brasile vince la Coppa del Mondo; durante quell’avventura calcistica Romario segna 5 gol: tre nelle tre partite del girone, uno ai quarti e uno in semifinale oltre ad un rigore in finale contro l’Italia. Non può che essere lui a ricevere il titolo di Miglior Giocatore del Mondiale e Fifa World Player.

Quello che è considerato il migliore attaccante di tutti i tempi, ha esordito a diciannove anni al Vasco da Gama ma sarà con il Barcellona, club nel quale arriva nel 1993, a collezionare i più grandi successi: vince Campionato e titolo di bomber e realizza 55 gol in 83 partite.

Dopo il calcio, Romario si è dedicato alla politica: prima deputato e poi senatore per lo stato di Rio de Janeiro del partito socialista, si è apertamente schierato contro il potere del presidente della federcalcio brasiliana José Maria Marin per la sua connivenza con la dittatura militare.

 

Silvia Sanmory