Diego Forlan, calciatore uruguaiano, da promessa del tennis a simbolo della Celeste

Gli appassionati dei Mondiali di calcio si ricorderanno della sua prodezza in campo, contro la Nazionale Sudafricana, il 16 giugno 2010: una sua doppietta portentosa è bastata ad infrangere i sogni dei padroni di casa e ad eleggerlo tra i migliori giocatori di quel Mondiale con l’Uruguay trascinato in semifinale con i suoi cinque gol (e il Pallone d’Oro della competizione).

Recordman di presenze nella nazionale uruguayana e miglior goleador di sempre della Celeste… 

E dire che Diego Forlan Corrazzonato a Montevideo, prima di dedicarsi al pallone sognava un futuro con la racchetta in mano; da ragazzino è stato un tennista professionista che secondo i suoi allenatori aveva davanti una carriera sfolgorante.

E invece i casi della vita, non sempre felici, decidono diversamente.

La sorella dopo un grave incidente rimane paralizzata, le cure sono costose e il tennista Forlan decide di diventare, un pò per forza di volontà, un pò per capacità, un pò per familiarità (papà Pablo e nonno Juan Carlo sono stati calciatori) un grande calciatore per avere i soldi necessari ad assicurare alla sorella le cure migliori.

Un osservatore amico di famiglia aveva già identificato in quel ragazzino dai capelli come il sole – e in tempi non sospetti-, il pedrigree necessario per farne un bomber, quando come tanti bambini dell’Uruguay anche Diego si divertiva a giocare a a calcio nei potreros, i campi sterrati che nel Paese ci sono ovunque. 

Diego inizia nelle giovanili delle squadre della sua città; il salto avviene con il suo reclutamento, a 19 anni, in Argentina all’Independiente di Avellaneda dove il giovane si mette subito in evidenza segnando gol a raffica, una media di 20-30 a stagione. 

La sua grande occasione della vita, o almeno così sembra inizialmente, è l’arrivo al Manchester United, nel 2002. In realtà con i Red Devils viene poco utilizzato e di conseguenza anche la media dei suoi tiri a segno cala drasticamente.

La seconda occasione importante arriva nel 2004: Diego viene reclutato tra le fila del Villareal dove il suo astro torna a risplendere.

Non a caso viene nominato capocannoniere della Liga spagnola proprio con il Villareal nella stagione 2004- 2005 e con l’Atletico Madrid nel 2008 – 2009. 

Dall’Atletico Madrid viene ingaggiato nel 2007 e nel club, dove rimarrà sino al 2011, segnerà quello che ha sempre definito come il suo gol più bello, quello nel marzo 2009 contro il Barcellona, segnato di sinistro. 

In quattro stagioni con la squadra spagnola segna 74 gol, un successo insomma che mette in luce ancora una volta le sue doti di attaccante veloce e versatile, abile nelle punizioni e rigorista esperto.

In Italia, nell’Inter, arriva nel 2012 con un compito piuttosto difficile: non fare rimpiangere Samuel Eto’o che lascia i nerazzurri e che lui deve sostituire. 

Non sarà un’esperienza molto significativa per lui, anche a causa di infortuni che lo vedranno poco utilizzato; dopo l’Italia farà tappa in Giappone per giocare nel Cerezo Osaka e speriemnterà anche il calcio indiano, con un accordo di tre mesi con il Mumbay City.

Ha girato il mondo, ha giocato nei campionati più disparati: argentino, brasiliano, inglese, spagnolo, italiano e addirittura giapponese…

Ho realizzato un apprendimento anche nelle esperienze negative o meno fortunate, come ad esempio quella dell’Inter – ha dichiarato tempo fa in un’intervista – perché ogni momento nella vita di un calciatore è importante e formativo, qualsiasi cosa succeda”.

Come nella vita del resto.