Lo sport e la legalità, un tema scottante, del quale è sempre difficile parlare per la complessità del fenomeno ma che il Csi (Centro sportivo italiano) ha voluto intraprendere a Pescara attraverso un convegno dal titolo Legalità in gioco. Etica e rispetto delle regole nel mondo dello sport.

Un momento importante che ha visto la partecipazione di giovani atleti che credono ancora che lo sport sia portatore sano di valori come il divertimento (dato la loro piccola età). Seduti al tavolo dei relatori invece, oltre al moderatore del dibattito Angelo De Marcellis, presidente Csi Abruzzo, il sindaco di Pescara Marco Alessandrini e Anna Di Giandomenico docente di Teoria generale dell’illecito sportivo all’università di Teramo.

“Sapete qual è la differenza tra gioco e sport? – chiede la docente Di Giandomenico ai ragazzi presenti in sala – Sicuramente non la competizione: anche quando si gioca si cerca sempre la vittoria proprio come nello sport. Le regole, esistono in entrambi i casi ma mentre nel gioco possono cambiare in corso d’opera, possono essere fissate all’inizio e mutate il giorno dopo, nello sport questo non è possibile perché le norme sono istituzionalizzate cioè scritte e, in quanto tali, c’è qualcuno deputato a farle osservare. Inoltre, la presenza di norme sportive, serve a regolare la gara cioè a garantire l’accesso alle pratiche sportive a tutti e a coloro che si trovano sugli stessi livelli di preparazione. Personalmente mi occupo di doping e illecito sportivo e la cosa più grave che mi capita è legato proprio a questo aspetto: violare la parità, una delle due parti in gara imbroglia, bara per essere avvantaggiati. La cosa prioritaria – prosegue Anna Di Giandomenico – è la convinzione che questi siano fenomeni negativi; esasperare la competizione può generare un allontamento dallo sport e demoralizza il ragazzo che vuole continuare. La competizione serve quando aiuta a capire i propri limiti e spinge a superarli”.

Marco Alessandrini, sindaco di Pescara, avvocato e figlio del magistrato Emilio Alessandrini (ucciso nel 1979 dall’organizzazione comunista Prima Linea) sente molto vicina la tematica della legalità intesa a 360 gradi e alla domanda cos’è la legalità? Ha risposto così: “Vivere in pace con se stessi. Rispettare le regole conviene a tutti, ma credo che debba rientrare nel complesso dei valori di ognuno di noi, insieme al grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine. Credo nella legalità applicata allo sport anche se il vivere in una società altamente competitiva, ha portato a mettere in secondo piano il principio di De Coubertin e, di conseguenza, ad allargare i fenomeni di illegalità”.

Francesca Di Giuseppe