L’atmosfera russa si scalda subito con l’ottavo di finale tra Francia e Argentina; due teste di serie arrivano alla stretta dei 90′ con due diversi stati di salute dopo differenti cammini: agevole  – anche se in sordina –  quello dei transalpini, travagliato e quasi drammatico quello dei sudamericani. E così il Mondiale alla fine di questa partita saluterà prima del previsto una delle compagini votate, sulla carta, a portarsi a casa la Coppa.

                    I precedenti dicono Albiceleste

Due le volte in cui le due Nazionali si sono affrontate in un Campionato del Mondo, e entrambe le volte l’Argentina ne è uscita vittoriosa. La prima volta risale addirittura al 1930 a Montevideo: l’Albiceleste si impone di misura con rete di Luis Monti, passato alla storia per aver indossato sia la maglia dell’Argentina, sia quella azzurra dell’Italia con cui si è laureato Campione nel 1934. La seconda sarà ben 48 anni dopo, nel 1978 quando i Sudamericani vincono in casa loro il titolo mondiale: 2-1 il risultato finale, con reti di Passarella su rigore, Luque e di un giovanissimo Michel Platini che a soli 23 anni è già il direttore del centrocampo. 

Immagine Getty

Una serenità da ritrovare, un potenziale da scoprire: i punti di forza – e di debolezza –  sono “umorali”

Considerate come organico, le due Nazionali sono di tutto rispetto e entrambe potrebbero uscire vincitrici dal confronto. La verità, tuttavia, è che nessuna delle due nelle partite dei gironi si è espressa come avrebbe potuto (e dovuto). La Francia di Deschamps, ricca parimenti di talenti giovani e di elementi esperti, guidata da un tecnico equilibrato e capace, ha decisamente marciato al di sotto delle sue potenzialità. Il centrocampo solido in cui dominano le figure di Blaise Matuidi e Paul Pogba ha lasciato ancora una volta in ombra – così come all’Europeo 2016 – la stella del Manchester United ‘colpevole’ di essere troppo discontinuo e di non riuscire a imporsi come aveva saputo fare alla Juventus. Se il Polpo Paul riuscisse a trovare continuità, di fatto la Francia opererebbe con un’ altra marcia. Stesso discorso per il reparto offensivo, che annovera tra i più promettenti esponenti del calcio europeo e che potenzialmente fa dei Transalpini una squadra dalla media di tre reti a partita. Invece  i Francesi sono andati a segno soltanto tre volte, quasi con fatica, contro selezioni di gran lunga inferiori tecnicamente: niente a confronto, ad esempio, di Belgio e Inghilterra che hanno travolto le ‘piccole’ dei rispettivi gironi. Quasi come se mancasse in questi ragazzi la consapevolezza della propria grandezza:  credere nelle loro potenzialità è passaggio obbligato per puntare in alto.

Discorso ancor più complesso per l’Argentina che è approdata a questi ottavi sfiorando l’esonero dell’ allenatore e tempestata di critiche feroci da parte di tutto e tutti. La Seleccion è praticamente nelle mani dei suoi senatori, avendo Sampaoli perso quasi tutto il controllo del gruppo. Un gruppo in cui le gerarchie, i ‘giochi di potere’, le regole fuori campo pesano incredibilmente. Tuttavia la parola d’ordine per l’Albiceleste è ritrovare serenità: le pressioni intorno a questa Nazionale sono veramente asfissianti e non aiutano né la lucidità del CT, né qualla degli stessi giocatori in campo.

Un Diavoletto e una Pulce, l’offesa è stellare. Ma occhio a Pogba e Di Maria

Come già anticipato, la Francia e l’Argentina hanno le loro cartucce da sparare concentrate maggiormente nel loro reparto offensivo. Da un parte abbiamo Mbappé, Fekir, Giroud, Dembelé, Thauvin: tutti provenienti da grandi squadre come il Chelsea, il PSG, il Barcellona. Mbappé è l’attaccante/esterno più giovane (e costoso) dell’ultimo mercato estivo, considerato un talento assoluto  a soli vent’anni non ancora compiuti. E poi lui, “le Petit Diable” Antoine Griezmann, Principe dell’ Atletico Madrid fresco vincitore (e protagonista) dell’ Europa League, che avrebbe potuto  raggiungere il suo diretto antagonista in camiseta blaugrana nelle fila avversarie, La Pulce alias Sua Maestà Lionel Messi:  Messi, che ha sua volta può avvalersi di Aguero, Dybala, Higuain come compagni di reparto. Tutti elementi che nei rispettivi campionati hanno sempre dimostrato un’ottima sintonia con la porta e che – contrariamente a quanto visto nei due Gruppi, C e D – potrebbero intrattenerci a suon di gol: basti solo pensare a tutti i record di marcature che ha accumulato Leo nel corso degli anni, o alle 36 reti segnate con la maglia del Napoli da Gonzalo Higuain.

Eppure a dispetto dell’ enormità di soluzioni e profili a disposizione dei due tecnici ( che hanno lasciato a casa, ricordiamo, elementi come Benzema, Martial, Icardi) sono due centrocampisti a presentarsi come potenziali  assi nella manica.

Paul Pogba ha riposato nell’ultima gara del gruppo C perchè Deschamps lo voleva fresco, concentrato e riposato per gli ottavi. Il francese, con il suo solito stile stravagante, ha sottolineato come le criiche accrescano il suo amor proprio: i Bleus aspettano da due anni che Pogboom possa lasciare il segno in una partita della Nazionale, e lui stesso sente di essere considerato, a 25 anni, un eterno incompiuto. E’ questo il palcoscenico giusto, l’occasione per spazzare via i restanti dubbi.

In maglia albiceleste l’uomo alla ricerca di riscatto è Angel Di Maria. Il raffinato giocatore del Paris Saint Germain ha un conto in sospeso in Nazionale che risale a quattro anni fa, a quella maledetta finale persa contro la Germania. In questo Mondiale la sua presenza, pur centellinata, può sempre dare un apporto prezioso ai sudamericani: nella gara contro la Nigeria il suo impatto sulla gara è stato innegabile. Se Sampaoli – o Messi, difficile capire chi sceglie chi in questa Argentina – decidesse di schierarlo titolare, Angel avrebbe quella grande occasione che gli fu negata in quel luglio del 2014.

 

Daniela Russo