Simone Inzaghi allenatore della Lazio, giocatore della Lazio, tifoso della Lazio. Non parliamo della sua carriera, del suo passato o del suo presente, ma di una cosa molto più ampia racchiusa in un istante, quello del gol della vittoria. E non parliamo di una finale, di una partita importante in cui c’è in palio una promozione o il passaggio di un girone, ma di una semplice partita di campionato in cui i 3 punti della vittoria sono quasi obbligatori. Parliamo della partita Chievo-Lazio, seconda di campionato serie A e parliamo dell’istante in cui Milinkovic-Savic allo scadere dei 90 minuti segna il gol della vittoria.

Simone Inzaghi, da allenatore segue i suoi ragazzi dalla panchina sempre in piedi al limite dell’area tecnica, pronto a dare consigli, ad incitarli, a correggere i loro errori. La sua squadra sta giocando una partita sterile ma non può sostituire gli 11 in campo: a qualcuno deve dare fiducia e chi resta in campo deve dare il massimo fino alla fine.

Simone Inzaghi, come un tifoso qualsiasi della Lazio urla come un ultrà in curva, si dispera per un passaggio sbagliato di Lulic, gioisce per una bella giocata di Luis Alberto, si rammarica per un gol mancato da Immobile, applaude per una parata di Strakosha. Gli manca solo cantare i cori della curva durante la partita …

Simone Inzaghi, come un giocatore in campo corre per primo verso Milinkovic-Savic, lo abbraccia, perde l’equilibrio, cade a terra e resta lì a prendere le pacche dal resto della squadra. Perché quel gol è come se lo avesse segnato lui.

In pochi secondi, quelli immortalati in un abbraccio, Simone Inzaghi si è manifestato per quello che è: allenatore, tifoso e giocatore della Lazio.

Gisella Santoro