Con la giornalista di ‘Piceno Oggi’ indaghiamo le cause della stagione negativa dell’Ascoli e cosa rappresenta il Picchio per i tifosi e per chi ha transitato in bianconero

Chiara Poli non è solo giornalista della testata giornalistica Piceno oggi ma anche calciatrice di calcio a 5. La sua passione per il calcio e quella, soprattutto, per i colori della sua città, nasce grazie alla sua famiglia che, come ci dice, l’ ha spinta a seguire le sue passioni e a vivere esperienze meravigliose.
Insieme a Chiara abbiamo cercato di scoprire più da vicino la stagione della squadra marchigiana e le ragioni di questo momento di crisi.
Come definiresti la stagione dell’Ascoli fino ad oggi?
Il giudizio sulla stagione dell’Ascoli deve essere suddiviso in due fasi.
La prima fase, iniziata ad agosto, è la parte che definirei delle scommesse. La prima nella scelta del tecnico, il binomio Fiorin-Maresca, poi con un mercato fatto di altre scommesse rivelatosi non all’altezza della Serie B.
Si è costruita una squadra intorno a Favilli che poi, sfortunatamente, si è infortunato al crociato.
Si è scommesso su alcuni calciatori provenienti dalla C (come Santini, De Feo e  Pinto, che non hanno ripagato le aspettative), su alcuni altri oggetti misteriosi mai scesi in campo -o solo in rare occasioni- (faccio riferimento a Castellano o Florio), su alcuni giovani provenienti dalle Primavere di club di serie A che hanno deluso, e altri invece -parlo di Clemenza e De Santis–  che hanno avuto poche opportunità nella prima fase di campionato ma stanno dimostrando ora tutto il loro valore.
Faranno parlare sicuramente di loro in futuro.
Poi, cosa molto influente, c’è stata la rottura della società con quattro giocatori pilastri in campo e fuori: il caso Cacia è emblematico, Giorgi, Perez e Bianchi (quest’ultimo reinserito in rosa e diventato indispensabile a centrocampo poi durante la stagione).
Nella seconda parte invece si è cercato di riparare prima con il cambio del tecnico, facendo arrivare Cosmi, esperto della B, poi con gli acquisti sul mercato di Monachello, Martinho, Kanoute, Agazzi e Ganz e il cambio di modulo.
È stato giusto l’esonero di  Fiorin? Cosa non ha funzonato?
 
Sono una grande estimatrice di mister Fiorin. E’ una persona umile e un grande conoscitore di calcio. Ha cercato di portare in campo i suoi valori umani e i suoi principi calcistici e il gioco prima di tutto. Ha sempre lavorato con i giovani ed era la scelta giusta per il progetto.
Con il mercato di riparazione Fiorin, che è rimasto alla guida per due partite dopo che Maresca ha lasciato il Picchio, avrebbe avuto molte più scelte e avrebbe potuto lavorare meglio. In due partite, cambiando modulo, ha fatto vedere buone cose ma non ha potuto lavorare al meglio delle condizioni per via anche dei numerosi infortuni (Favillli, Rosseti e Mignanelli).
Cosa ne pensi dell’arrivo di Cosmi? Cosa ha portato alla squadra?
Mister Cosmi è esperto e ha carattere. I tifosi lo hanno voluto e lo hanno accolto: c’era bisogno di una scossa e di un cambiamento nell’ambiente. Prima del suo arrivo ha chiesto garanzie sul mercato. Alcuni acquisti sono stati fondamentali come Monachello, Martinho e Kanoute che hanno dato qualità alla squadra mentre si aspetta ancora Ganz che non entrato in forma.
Ha apprezzato subito l’ambiente, la città e il tifo.
Non è riuscito però a trasmettere il suo carattere ai giocatori.
Il problema è la discontinuità delle prestazioni e l’Ascoli non ha molte soluzioni alternative a giocatori che non sono in forma. , se mancano dei giocatori fondamentali a volte sarebbe necessario essere più duttili e cambiare anche modulo, poter avere altre soluzioni cosa che invece manca.
Cosmi continuerà la sua avventura o si autoesonera come in molti dicono?
 
Mister Cosmi è abituato a guidare questo tipo di squadre ma forse ha pensato che bastasse la sua grinta e  il suo carattere. La squadra però sembra non avere le motivazioni giuste, quello che a volte appare è una “leggerezza” nel leggere le partite e le situazioni. Lui cerca di esortare i ragazzi e incitarli -a volte è anche burbero- ma sembra quasi che ci sia arrendevolezza in campo. Credo che resterà fino alla fine, i tifosi lo vogliono qui.
A proposito di tifosi, come vivono questo momento?
Ascoli è una città che vive di calcio, ha una tifoseria da serie A. Spesso i tifosi seguono la squadra numerosi -anche quando sarebbe impensabile-: penso a 100 arrivati al “Barbera” di Palermo di martedì sera durante il posticipo. Allo stesso tempo molti sono stufi delle promesse e sopratutto dell’atteggiamento dei calciatori in campo. Chiedono grinta e volontà, quella che qui ad Ascoli siamo abituati a vedere. I tifosi sono legati a quel tipo di calciatori che scendono in campo con il sangue negli occhi, con al voglia di lottare sempre e comunque (ricordiamo l’anno dei “Diabolici”): questo è lo spirito per indossare la maglia dell’Ascoli altrimenti i tifosi si sentono presi in giro. Le contestazioni ci sono state e continuano a esserci, anche se patron Bellini ha parlato con gli Ultras 1898 e ha dichiarato di aver azzerato tutto e lavorare tutti insieme per la squadra.
immagine di MondoPicchio.it 
Quali sono le cause di questa crisi?
 
Uno dei problemi principali nasce, forse, dentro la società.  Bellini ha dichiarato di aver fatto, durante questi anni, scelte sbagliate a livello dirigenziale che si sono ripercosse in campo. Allo stesso tempo la squadra si è salvata senza problemi per due stagioni ma quasi tutti i calciatori sono stati mandati via.
Le cessioni di Orsolini e Favilli alla Juventus hanno portato soldi nelle casse societarie e i tifosi si aspettavano qualcosa di più sul mercato.
Il sisma del 2016 ha reso inagibile parte dello stadio “Del Duca”: il comune e la società hanno lavorato insieme per una ricostruzione. La tribuna Est è ancora in fase di rifinitura, la Curva Sud -casa del tifo bianconero- è stata sostituita da una struttura mobile, altri settori sono inagibili in parte. I tifosi chiedono di più nel rispetto della grande storia dell’Ascoli.
Credi ancora nella salvezza? Cosa dovrebbero fare per centrare l’obbiettivo? 

Credo che i play out siano quasi inevitabili a meno che non ci sia una svolta su tutti i livelli. Allo stesso tempo credo che l’Ascoli si salverà e che abbia le carte in regola per lottare contro le dirette concorrenti.  Rozzi diceva: “Non sono disposto a vedere l’Ascoli all’ultimo posto della classifica. L’Ascoli è un qualcosa che sta al di sopra degli uomini che la rappresentano.“

Come è nata la tua passione per il Picchio?
Mio nonno era lo speaker allo stadio, purtroppo però, non l’ho conosciuto ma. Nei racconti di mio padre, nei dischi, nei cimeli e nelle foto, ho potuto rivivere la passione e la storia di questa squadra e appassionarmi. L’indimenticato presidente Costantino Rozzi, che ha portato l’Ascoli ad essere la squadra regina delle Marche, diceva: “L’Ascoli è come una malattia, quando ti si attacca non ti lascia più“, ecco questo credo sia quello che noi ascolani sentiamo per l’Ascoli.
Poter raccontare quindi le gesta dei calciatori da vicino come giornalista per me è una cosa incredibile. Ho avuto la possibilità di intervistare anche ex allenatori che hanno guidato la squadra negli anni d’oro che ancora oggi ricordano l’Ascoli, Rozzi, i tifosi e la città come qualcosa di meraviglioso.
immagine di Storie di Calcio – Altervista
C’è un aneddoto che voglio raccontare, due anni fa, mentre camminavo per la città, ho incontrato Carlo Mazzone… camminava anche lui sotto la sede dell’Ascoli: si ferma, si gira e con la mano appoggiata sulla targa dell’Ascoli Calcio da un bacio. Ecco l’amore che l’Ascoli lascia a chi lo ha vissuto è questo, lontano dal calcio moderno forse, stretto nella sua passione sempre, anche nelle difficoltà.
Aurora Levati