«Amo i colori di Napoli, l’azzurro del cielo di questa città è unico, non ce n’è uno identico al mondo. Anzi, desidero ricordare che nella mia casa di Milano, la parete dietro al letto è completamente riempita da un dipinto che raffigura il Golfo di Napoli e il Vesuvio».

Lapo Elkann, non ha mai nascosto di amare Napoli.
Un’amore ereditato dai nonni.

Vuoi perchè sua nonna, Marella Caracciolo, apparteneva a una famiglia dell’antica aristocrazia napoletana.

«È una città che amo, alla quale sono legato anche da vincoli di sangue: mia nonna Marella era una Caracciolo, aveva origini napoletane.»

Vuoi perchè come i nonni, affascinati dall’arte, non può non apprezzare il Museo di Capodimonte.

«Il museo di Capodimonte dove perdersi per ore davanti a meraviglie incomparabili.» 

A Napoli, in privato, Gianni Agnelli e sua moglie Marella visitavano spesso il museo di Capodimonte.

Nel lontano 1997, visitarono la mostra sull’Ottocento e accettarono di finanziare con 650 milioni di lire il restauro dei sette arazzi sulla battaglia di Pavia donati a Napoli dall’imperatore Carlo V nel 1525 e che furono poi esposti, sempre a Capodimonte nel 1999.

Sempre in quegli anni decisero di prestare al loro amato Museo napoletano un dipinto di loro proprietà, oggi esposto nella  Pinacoteca Agnelli. Si tratta de «La baigneuse blonde» dipinto da Renoir proprio a Napoli, che ritraeva Aline Charigot, futura moglie dell’artista su una barca ormeggiata a Capri.

Ma non solo, Lapo, come i nonni, ha ereditato anche la passione per il mare di Napoli. 

« Quando arrivi dal mare: ti avvicini a Napoli e ti sembra di entrare in un dipinto rinascimentale. Bella, affascinante, unica».

L’Avvocato con la consorte frequentatavano il circolo nautico Italia. Nel 1976, vi acquistarono un 12 metri, il «Tomahawk», diventato troppo costoso per il circolo.

Amavano navigare fino a Ischia, dove soggiornavano al «Regina Isabella», Capri o nella costiera amalfitana.

Al di là delle origini, Lapo, nato a New York, diplomatosi a Parigi, laureatosi a Londra, considera Napoli la sua seconda città del cuore, dietro solo a Torino.

Per questo, lui che la frequenta spesso, tra una cena da Mimì alla Ferrovia (il ristorante preferito dal nonno Gianni quando frequentava Napoli) e una vacanza caprese, ha usato il suo estro per ideare e realizzare iniziative volte ad aiutare i cittadini meno fortunati.

Con la sua Fondazione LAPS ha attivato svariate iniziative benefiche.

Ha pubblicato un libro illustrato, da colorare, sulle bellezze e le eccellenze d’Italia. Il ricavato di “W L’Italia insieme a Lapo” sarà donato ai bambini e giovani di Scampia.

In collaborazione con Isaia (storica sartoria napoletana), ha ideato la t-shirt Abbracciame”, realizzata in edizione limitata, i cui proventi vengono destinati a organizzazioni no-profit che operano nella zona di Scampia e del Rione Sanità e nel recupero dei ragazzi schiavi della tossicodipendenza.

Si intitola, invece, Sartù il progetto che durante il lockdown, ha donato alle parrocchie della Municipalità 8 di Napoli 10.000 porzioni di riso Castelli Carnaroli e centinaia di capi di abbigliamento per bambini.

E poi, immancabile, la pizza.
In collaborazione con la famosa pizzeria napoletana Concettina ai Tre Santi, ha donato pizze alle famiglie in difficoltà.
«Perché io conosco questa città e ho imparato che prendere la pizza non significa semplicemente sfamarsi, mangiare qualcosa. Qui a Napoli, in particolare, pizza vuol dire festa, gioia, sorrisi: e questo è l’obiettivo che vorremmo centrare, regalare sorrisi ai napoletani, soprattutto ai bambini, ecco perché saranno privilegiate, nella distribuzione, le famiglie con i bimbi più piccini».

Solidarietà a parte, Lapo Elkann, calcisticamente parlando, in passato, ha svelato:
“Il Napoli è la mia seconda squadra…ma voglio vedere la mia Juventus davanti a tutti”.
Perchè, anche il suo sangue bianconero, è un’eredità che non si cancella.

 

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