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Lacrime e striscioni: La Serie A saluta Denis e Paloschi

Siamo ai saluti, niente e nessuno è per sempre ma può restare, col ricordo, nel cuore.

lultimo-regalo-di-denis-in-lacrime-videosegna-un-gol-contro-il-sassuolo_25e9ed62-c792-11e5-8612-9d9841d3d9ea_700_455_big_story_linked_imaResteranno, inevitabilmente, in quello dei tifosi Denis e Paloschi, che viceversa, porteranno sempre con loro gli anni trascorsi rispettivamente all’Atalanta e al Chievo. Storie belle di calcio, legami che si traducono in lacrime e striscioni quando ci si rende conto che le strade a un certo punto si dividono e quando si da il cuore per una maglia; legami che, nonostante tutto, durano “Per Sempre” (come recita l’omaggio tributato a Denis dall’Atleti Azzurri).

Denis ha indossato la maglia atalantina per quattro anni e mezzo. Approdato a Bergamo dall’Udinese, inizialmente senza nemmeno troppa convinzione (lasciava una squadra che giocava in Europa per una che doveva salvarsi) eppure è riuscito a cucirsi addosso i colori nerazzurri. Anni fatti di gioie, sacrifici, cadute e risalite fino ai titoli di coda. Termina la sua avventura nerazzurra col suo marchio di fabbrica, il gol. Screenshot_2016-01-31-20-47-07-1

L’ 1-1 realizzato contro il Sassuolo è il gol numero 56 con la maglia dell’Atalanta (meglio di Doni e Bassetto) ma questo ha un sapore speciale poichè in esso e nelle lacrime del bomber a fine partita c’è un capitolo di storia della Dea che si conclude. El Tanque, infatti, ha scritto la storia del club con 16 gol nel primo campionato, 15 nel secondo e 13 nel terzo, poi una leggera flessione dal punto di vista realizzativo ma lascia da miglior goleador straniero atalantino.

Non bastava lasciare con gol, non bastavano le lacrime, le parole. Denis ha voluto fino all’ultimo e in ogni modo dimostrare il suo attaccamento. Prima con una lettera apparsa sui suoi social poi in ogni intervista post-partita.

Questo è un arrivederci, non un addio: un giorno tornerò. Voglio ringraziare tutti: il presidente Percassi, i miei compagni, questi splendidi tifosi che non mi hanno mai abbandonato. Non mi dimenticherò mai questo tifo e questa maglia… E’ il momento giusto, voglio tornare a casa con la mia famiglia e andare all’Independiente, dove ho potuto coronare il sogno di arrivare in Italia. Grazie a tutti“.

Saluti e ringraziamenti anche in quel di Verona. Prima di partire per il Galles, fortemente voluto da Guiodolin allo SwanseaPaloschi ha voluto omaggiare il club clivense che ha puntato su di lui nel lontano 2011.

“Voglio salutare e ringraziare tutti, dalla società ai tifosi. Son venuto qua molto giovane e mi è stata data l’opportunità di crescere e di far bene in un ambiente tranquillo. Ho cercato di dare il massimo sia negli allenamenti che nelle partite. Mi è capitata questa occasione di fare un’esperienza nuova in Inghilterra e per la mia carriera è senz’altro importante. Spero di aver lasciato un buon ricordo ed il primo risultato che guarderò ogni domenica sarà quello del Chievo a cui faccio un grande in bocca al lupo per questo finale di stagione“.

Alberto Paloschi of Chievo Verona (II from L) kicks the ball during Italian Serie A soccer match Chievo Verona-Fc Parma at Bentegodi stadium in Verona, 19 January 2014. ANSA/FILIPPO VENEZIA

In cinque anni è diventato una una certezza per il Chievo. L’attaccante, un professionista silenzioso, non si è mai montato la testa, nemmeno quando veniva considerato una giovane promessa del calcio italiano e si sprecavano i paragoni con Inzaghi. A Veronello ha saputo costruire se stesso, superare dei gravi infortuni e ritornare diventato ben presto il punto di riferimento di tifosi e squadra.

Alberto Paloschi uomo vero, grazie di tutti non ti dimenticheremo” , così recita uno dei tanti striscioni apparsi al Bentegodi.

Perchè, quando un calciatore si cuce una maglia addosso, è romanticamente impossibile dimenticare.

Caterina Autiero