La Fiorentina deve trovare la forza di ripartire, nel segno di Davide

Astori ci ha lasciato un seme. Il seme della compattezza, dell’unione, della serietà, della passione e dell’amore per la Viola’.
Da queste parole di Pioli, a una settimana dalla scomparsa del capitano della Fiorentina, la squadra deve ripartire. E a chi ci ha illuso che passerà il tempo e le lacrime smetteranno di cadere, non bisogna credere. Perché quello che questo lutto ci ha lasciato è un dolore che riemergerà ogni volta che passeremo davanti al Franchi, ogni volta che la Fiorentina scenderà sul rettangolo verde che fa sognare i tifosi ogni santissima domenica. Questa tragedia non ha colpito soltanto i fiorentini e Firenze, ma chiunque si sia – anche soltanto per un attimo – messo nei panni di quella famiglia che ha perso un figlio, un fratello, un compagno, un padre di 31 anni, il cui sorriso sincero ha sempre colpito per la sua purezza.
 
Il ‘capitano gentile’ lo chiamavano, ma Astori non era solo questo. E ora che la vita ha deciso di fargli quel brutto scherzo, bisogna ripartire. Contro il Benevento sono stati proprio i gigliati a voler giocare, come ha confermato lo stesso Pioli, e non ci soffermeremo sulle innumerevoli coincidenze sul numero 13 e Vitor Hugo, di cui abbiamo letto fin troppo sui social e su cui in tanti hanno forse speculato.
immagine da Viola News
Nelle ultime stagioni il malcontento per la società da parte dei tifosi viola è cresciuto proporzionalmente alla necessità di portare qualche trofeo a Firenze: il mercato tutt’altro che soddisfacente ha poi creato nei mesi passati una frattura quasi insanabile tra i Della Valle e il popolo della Fiesole. Gli scarsi risultati di quest’anno non sono una sorpresa per nessuno: un campionato mediocre, di una squadra le cui ambizioni sono scemate col passare delle settimane. I pezzi più pregiati hanno lasciato Firenze: da Borja Valero ‘il Sindaco’ a Bernardeschi ‘la Bandiera’, passando per Vecino, hanno scelto club più ambiziosi e vai a provare a dire che con quei presupposti non abbiano fatto la scelta giusta. Una decisione diversa, invece, l’aveva presa proprio Astori, che avrebbe dovuto rinnovare la scorsa settimana, per chiudere la carriera sulle rive dell’Arno. Perché Firenze è una città che dà tutto, e come un vero innamorato quando decide di fidarsi ti ama in modo viscerale e ti lascia le chiavi del suo cuore. L’amore di Firenze per Astori era un amore ricambiato e anche per questo il suo ricordo resterà indelebile.
E chissà che questa tragedia non abbia convinto Badelj, il cui prolungamento di contratto era alquanto improbabile, a ereditare quella pesantissima fascia e a prendere per mano la Fiorentina, che ora più che mai ha bisogno di un leader. La stagione ormai è andata, la qualificazione in Europa League è quasi impossibile da conquistare, ma la squadra è ricca di giovani di prospettiva, che hanno bisogno di una guida per non ripetere in futuro i deludenti risultati di quest’anno. Le lacrime di Badelj al termine del match contro il Benevento sembrano aver spazzato finalmente via il primo ostacolo, quello del tornare in campo, anche se il dolore la tristezza resteranno immutati.
 
Ripartire. E per farlo non ci sarà bisogno solo di un nuovo ‘vero’ capitano, ma anche di tutto il sostegno della società: se del buono bisogna trovare in questa tragedia, è che la città e la famiglia Della Valle si siano finalmente riabbracciati. Bisognerà capire se si tratta di una tregua o di un vero e proprio ritrovarsi, ciò di cui la Fiorentina avrebbe veramente bisogno per intraprendere un percorso costruttivo.
  
La cosa che sembra più certa adesso è che non sarà facile. Non sarà facile per i giocatori non pensare a quanto è accaduto, scendere in campo col il sorriso sulle labbra, allenarsi senza distrazioni e vincere. Anche se la vittoria più grande, al momento, sarà provare a rialzarsi dopo una brutta caduta, senza un amico che ti tenga la mano.  

 

Federica Terramoccia
*immagine copertina da Giornale di Sicilia