(Immagini tratte da rte.ie)

In questi giorni di festività con maggiore tempo libero a disposizione stavo dando un’occhiata come sempre all’ambito calcistico a caccia di qualcosa di curioso da approfondire.

Mi sono imbattuta così nel calcio gaelico, una specialità tipica dell’Irlanda che affonda le sue radici nel gioco storico del Caid e che, per semplificare, a differenza del calcio come lo conosciamo noi schiera in campo 15 giocatori per squadra.

 

Altra peculiarità della disciplina nata nell’Isola Verde è quella di condurre il pallone durante il match utilizzando le mani, non solo calciando e palleggiando.

Ho scoperto che il calcio gaelico ha avuto tra i suoi rappresentanti anche alcuni calciatori che sarebbero in seguito diventati stelle della Premier League inglese.

Tra questi Shane Duffy, ex centrocampista dell’Everton, la più antica società calcistica di Liverpool, club con il quale ha esordito in Premier League contro il Tottenham nel gennaio del 2012, e attuale calciatore del Brighton & Hove Albion.

Shane ha una storia tragica che si è consumata proprio su un campo da calcio ma che ha avuto un lieto fine lontano dal terreno di gioco, come a ricordare che le battaglie più difficili non sono propriamente quelle sportive.

Maggio 2010. La Nazionale Irlandese di cui Duffy fa parte è in ritiro; Duffy già calciatore della nazionale dell’Irlanda del Nord, grazie alle origini del padre è convocabile e convocato nella Nazionale Irlandese per un allenamento.

in campo si sta svolgendo una partita che coinvolge la squadra in sviluppo; all’improvviso Duffy viene colpito con violenza da una ginocchiata del portiere Adrain Walsh durante uno scontro su palla inattiva.

Il colpo assestato involontariamente lo colpisce al fegato.

Un impatto così devastante da causare la rottura di un’arteria e una copiosa perdita di sangue.

Trasportato d’urgenza con poche speranze di sopravvivenza all’ospedale, viene operato immediatamente, con i medici che si dicono perplessi che un simile incidente, che ricorda per le conseguenze più uno scontro automobilistico, possa essere successo su un campo da calcio.

In realtà non sempre le diagnosi infauste si concretizzano.

Duffy dopo due giorni di coma si riprende tanto da essere dimesso dopo soli sei giorni, in pieno recupero e con un attestato di merito alla sua resistenza, determinazione e coraggio che lo spingerà a ritornare velocemente in campo.

“All’inizio ho solo pensato di essere rimasto senza fiato, ho colpito duramente il terreno di gioco e non sono riuscito a riprendere il respiro per circa dieci secondi – racconterà in seguito alla stampa rivivendo il momento dell’incidente – poi ho cominciato a sentire la mia testa leggera e da lì non ho capito più nulla. Mi sono svegliato solo il giorno successivo, quando i medici mi hanno detto che avevo avuto una grave recisione dell’arteria”.

Una cicatrice a forma di L lungo la cassa toracica e trasversalmente verso il fianco sinistro è li a ricordargli di essere stato ad un passo dalla morte; il suo recupero non è stato facile; la convalescenza gli aveva fatto perdere molto peso e in campo di conseguenza si stancava facilmente; ma lo spirito da combattente è stato fondamentale per consentirgli di debuttare in Premier League.

Crederci sempre insomma, cercando di non arrendersi.

Silvia Sanmory