Finisce così, con uno 0-3 , meritato, l’unico risultato possibile, l’unico risultato che la Roma potesse confezionare senza incombere in una polemica ancora più aspra viste le contestazioni, ad inizio partita, contro giocatori e dirigenza.

Un inchnino, quello di Kolarov, simbolico verso il settore ospiti, un’ammissione di colpa con relative scuse che avrebbe dovuto riappacificare il giocatore con i suoi tifosi, un gesto forte, diretto ma che una parte del pubblico ha interpretato come un’ulteriore mancanza di rispetto verso chi, nei giorni scorsi lo aveva attaccato per il suo attegiamento poco professionale dentro e fuori dal campo.

immagine: gazzetta.it

Non è bastato l’abbraccio del Capitano, l’incoraggiamento verso un professionista che in realtà alla Roma sta dando molto; modi e parole discutibili ma che rispecchiano il carattere combattivo di un giocatore che spesso trascina i compagni nel tentativo di riscattare una stagione al momento piuttosto deludente.

Il campo però ha dato il suo responso con il serbo che soffre troppo la pressione di Leris, ma cha alla fine va in rete per la sesta volta in campionato, ed una certa serenità in vista del match di martedì contro il Porto.

Di Francesco è costretto a rimodellare per l’ennesima volta la formazione: fuori Olsen, per un risentimento muscolare e Manolas, dentro Mirante e Marcano che, tirate le somme, hanno regalato una prestazione composta e pulita, a rete inviolata.
Certo l’avversario non era da primato in classifica ma pur sempre in grado di mettere in difficoltà una Roma spesso capace di complicarsi la vita con le sue stesse mani, così il 4-3-3 scelto dal Mister, vede in campo oltre a Marcano, Fazio, Karsdorp, e Kolarov, mentre il centrocampo viene affidato a Nzonzi, Cristante e l’ormai irrinunciabile Zaniolo.
In attacco a fare da spalla al buon Dzeko, un El Shaarawy sempre fondamentale ed il ritrovato Schick, spesso a corrente alternata, ma in graduale ripresa.

Risultato finale

Il match viene aggredito con la giusta grinta, il Chievo si trova a dover combattere contro un avversario che assedia e colpisce la difesa con estrema disinvoltura che preferisce sfruttare la catena di sinistra come corridoio ideale, ma che gestisce finalmente palla a tutto campo e grazie proprio a questa visione di gioco riesce a portarsi in vantaggio nei primissimi minuti di gioco.

Immensa la prova di Dzeko, il bosniaco si muove con destrezza sfruttando la sua predisposizione al gioco palla al piede, va in gol, serve l’assist per Kolarov e va vicino alla doppietta in due occasioni, arretra si espone per poi ripartire in attacco, lasciando respiro e campo a Schick che riesce finalmente a gestire gli spazi e trovare la sua dimensione, appare in alcune occasioni persino cattivo, un bel salto di qualità, sboccia, finalmente sboccia!

Gli scaligeri tentano di tenere bassa la Roma, cercando di sviluppare il gioco dietro la linea difensiva giallorossa, ma l’agilità del centrocampo romanista costringe spesso al ripiego degli avversari, fortemente in ritardo nel recupero; il vantaggio giallorosso arriva quindi al 9′ con un bel inserimento di El Shaarawy su un inserimento di testa di N’Zonzi.
Il francese dirige l’orchesta facendo dimenticare per qualche minuto l’assenza di De Rossi, , anche per lui una progressione nella resa che si auspica duri il più a lungo possibile.

Il Chievo accusa il colpo: Hatemaj Leris e Dioussè provano a ricucire gli spazi, cercando la profondità per Giaccherini e Djorgevic ma solo il serbo tenta la risoluzione in porta senza troppa convinzione, tanto che alla fine il secondo gol giallorosso arriva a metà del primo tempo, grazie ad un’azione partita dalla fascia destra e che vede con Dzeko la conclusione in porta.

Sullo 0-2 però è la Roma a calare il ritmo, le maglie della difesa si allargano e gli uomini di Di Francesco vanno in sofferenza lasciando la manovra ai gialloblù:  un calo di attenzione che porta ancora una volta ad uno sforzo degli attaccanti nel recupero palla sottoporta, per poi gestire nell’uno contro uno il contropiede.

L’accoppiata dell’ultimo minuto Mirante/Marcano sembra avere innescato la giusta alchimia.

Il portiere giallorosso evita agli uomini di Di Carlo la conclusione in porta, con un’assalto che vede in Djordjevic il protagonista assoluto e l’esperienza dell’ex Bologna l’antagonista principale.

Ommagine del profilo Twitter ufficiale della AS Roma

Esperienza e classe per l’estremo difensore chiamato ad esprimere le sue doti in un momento davvero delicato, attento, preciso e silenziosamente indispensabile: una sicurezza in questa partita che lo ha inquadrato come un sostituto solido e affidabile; una partita pulita, dovuta anche all’impegno di Marcano, mai convincente nelle precedenti uscite, ma che pare volersi riscattare regalando stavolta recuperi e disimpegni degni dello sforzo economico profuso, una buona accoppiata anche con Fazio, non al meglio della forma fino ad oggi, ma che mostra timidi segni di ripresa in vista anche della gara contro il Porto.
0-3, dicevamo, merito dell’applicazione e di un certosino lavoro di Di Francesco che sa di poter contare su alcune certezze -vedi Zaniolo- potendo così concentrarsi sugli anelli più deboli.

Altra partita di spessore per Cristante:  la continuità giova al neo acquisto romanista, tanto da potergli lasciare ampia manovra e qualche diversivo che non guasta, tiene a bada l’attacco gialloblù smorzandone la corsa verso la porta, un valore aggiunto troppo presto criticato e che regala evoluzioni interessanti.

Poco altro da dire su El Shaarawy, quasi all’altezza del miglior Perotti gestisce la fascia e diventa una buona alternativa anche nell’uno/due con Kolarov, alti e bassi anche per lui, ma d’altronde per il Faraone è sempre stato un “prendere o lasciare”.

Si una buona partita, qualche segnale positivo ma occorre ancora tanta umiltà.
Il Chievo ha grosse lacune che la Roma ha saputo sfruttare ma le altalene nel parco giochi di questa squadra non possono dare mai segnali certi.
Ogni anno sembra quello giusto, ogni anno “è quello bono”, per poi fare i conti a metà campionato con acquisti cessioni e punti lasciati sul campo.
L‘incertezza la fa da padrone con troppa facilità e onestamente la ferita di Firenze sanguina ancora.

 

Laura Tarani