Una incredibile similitudine tra la rete dell’ argentino contro il Verona e quella del danese contro i medesimi avversari: Paulo Dybala rievoca Michael Laudrup, il “Principe di Danimarca”

La maglia gialloblù del Verona ispira i fuoriclasse, e li porta ai  corsi e ricorsi delle gesta calcistiche. Così Paulo Dybala segna la rete del 3  a 1 ai veneti con uno slalom di incredibile bellezza tecnica, che richiama quasi perfettamente un gol messo a segno da Michael Laudrup, sempre al Verona ma con la maglia biancoceleste della Lazio.

Era la stagione 1983/84 e Laudrup era un ragazzo di 19 anni di enorme talento e rosee promesse. Michael era arrivato a Roma con grandi aspettative e con l’intento, da parte della Signora che lo aveva acquistato giovanissimo, di fargli fare le ossa. La piazza laziale tuttavia si presenta in parte inadeguata per questo fiorettista in divisa da calcio: inesperto, virtuoso, estremamente tecnico per una squadra che doveva preoccuparsi innanzitutto di non incassare reti. “Michelino” è spesso impiegato da Carosi senza che il mister lo voglia realmente e con l’obbligo di una fase difensiva assolutamente fuori dall’educazione calcistica del giovane danese. Con una inevitabile mortificazione personale che si conclude nell’apice della retrocessione in B, alla seconda stagione.

Questo brutto anatroccolo allora viene portato a Torino tra le braccia amorevoli di Boniperti e Giovanni Trapattoni, e accanto a Roi Michel si trasforma in un bellissimo cigno, anzi in un principe: il Principe di Danimarca. Insieme incantano le folle bianconere e il mondo intero a Tokyo: la vittoria della Coppa Intercontinentale del 1985 porterà su tutte le loro firme a grandi lettere. “Michelino” è devastante: ha tecnica, velocità, corsa e tiro, tutto ciò di cui si ha bisogno per essere un top player. Per contro, a differenza del francese, ha un carattere estremamente sensibile e sofferente alla pressione agonistica, quasi come se il talento donatogli dalla natura fosse in eccesso per quel dolce, riservato ragazzo del Nord. E’ “il giocatore più forte al mondo, ma in allenamento”, come disse di lui Michel, con grande sagacia e senza svilimento alcuno.

 Michael Laudrup ha fatto innamorare milioni di tifosi. Quelli di un altro calcio, dove il sentimento e il cuore avevano ancora un posto in mezzo alla produttività fine a se stessa. Forse la Joya ha molto più di una sola rete in comune con il Principe, forse entrambi vivono  e incarnano un mondo che da tempo non esiste più. E non soltanto sui manti erbosi.

Daniela Russo