Doveva essere festa per la Dea e così è stato: già dal pre partita lo stadio “Atleti Azzurri” è uno scintillìo di bandiere e vessilli nerazzurri, con i tifosi che acclamano a gar voce l’impresa.

E l’impresa è arrivata.

Solo che non ha il sapore della mission impossible, quanto piuttosto di una vicenda dalla conclusione ineluttabile: sin dalle prime battute della gara. Sì, perchè l’ Atalanta riprende da dove aveva lasciato contro la Roma – grinta  e aggressività – e la Juve sembra ferma ai primi 75′ da horror contro la Lazio. Davvero la vittoria netta, schiacciante degli orobici sembra essere arrivata con troppa facilità.

La pressione dei padroni di casa e la confusione degli ospiti

L’ Atalanta sin dalle primissime battute avanza e schiaccia la Juventus nella propria metà campo, consapevole – Gasperini la conosce benedi come i bianconeri vadano in difficoltà se pressati alti. Gli ospiti hanno appena incominciato a guadagnare centimetri quando l’infortunio di Chiellini rivoluziona l’assetto della difesa: dentro Cancelo, De Sciglio affianca Rugani come secondo centrale. Peccato che Cancelo abbia la più storta delle serate e che De Sciglio centrale sia un azzardo che nemmeno al tavolo del casinò… Un uno due micidiale Castagne-Zapata e i giochi sono fatti, la Signora confusamente cerca di reagire senza essere mai veramente pericolosa. Inutile descrivere l’azione che al minuto 86 porta Zapata alla doppietta: se l’intenzione di Allegri è umiliare De Sciglio, ci riuscirà. Egregiamente.

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All in i nerazzurri

Chi l’ha detto che per incantare devi possedere in rosa 11 fenomeni? La squadra di Gasperini è la dimostrazione che anche con giocatori di caratura ‘normale’ puoi ottenere il massimo. Sicura, determinata, mai doma, la Dea ha sottomesso la Vecchia Signora con il piglio della grande. Partita magistrale, manco a dirlo, di Duvan Zapata rinato – come tanti – nelle mani del Gasp. Ma da sottolineare, parimenti,  la prova del ritrovato De Roon e soprattutto di Papu Gomez, che seppure veda meno la porta si conferma necessario a supporto dei compagni. Un Capitano d’onore.

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L’ undici nerazzurro corre, verticalizza, dialoga palla a terra e si inserisce nella difesa juventina come un coltello nel burro. E i complimenti vanno a quell’uomo lì, che esulta come un forsennato: sta buttando fuori la Juve, non è da tutti.

Statistiche Atalanta-Juventus

All out i bianconeri

La Juve a Bergamo non ne fa una giusta, ma per davvero. Pare che il mister si sia diverito a mescolare il mazzo dei suoi uomini e mandarli in campo cosi, random. Dybala regista davanti alla difesa, Matuidi incursionista, Ronaldo isolato in avanti, competamente avulso dal resto degli undici: da indiscusso a discutibile. Difficile individuare il peggiore in campo in questa spirale di mediocrità, forse sorprendentemente Cancelo per la quantità di errori singoli commessi nell’uno contro uno.

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Nella stonatura totale dello spartito il solo a provarci – se non altro – è Federico Bernardeschi: a riprova dell’ ottima tempra del quasi venticinquenne di Carrara.

 Allegri VS Gasperini

Il confronto tra i due stavolta è veramente impietoso. Tralasciando lo sbrocco che lo ha condotto all’espulsione – proprio nel momento in cui avrebbe dovuto maggiormente tenere i nervi saldiAllegri ha sbagliato tutto e il contrario di tutto, per l’ennesima volta in una gara ‘secca’, a testimonianza dell’enorme difficoltà nel preparare questo tipo di gare. E l’immagine di questa partita sta in Khedira, da lui definito l’acquisto della Juventus di gennaio, che chiede il cambio perché stanco. No words.

Gasperini si fa un bellissimo regalo di compleanno e si conferma sempre di più la gallina dalle uova d’oro di Bergamo. Lui dice e i suoi eseguono, in una perfetta corrispondenza tra pensiero e azione a riprova di quanta identità abbia saputo infondere al suo gruppo. E con onestà afferma: “Superiori alla Juventus, senza presunzione”: qualcuno potrebbe contraddirlo, forse?

 

 

Daniela Russo