Sarà l’affascinante Kaspar Capparoni, attore di numerose fiction di successo, a ricevere il Premio Romanista Vip nel corso dell’evento Sette Colli Romanisti, ormai appuntamento imperdibile della Capitale prima del derby.

Sono molto contento di ricevere questo premio ancora più  degli altri relativi al mio lavoro. Li trovo molto divertenti e anche sentimentalmente emozionali, Mi riempiono davvero di soddisfazione perché vengono dal cuore.

 Anche perché come hai dichiarato in diverse occasioni tu sei  un tifoso giallorosso davvero per scelta e non per “costrizione”

Sono romano e avevo una doppia possibilità:  ho preso la strada romanista, la migliore! A casa mia avevo un padre laziale e davvero ho  rischiato di venirne contagiato. Ho scelto la Roma perché mi preferisco il  pubblico romano e tutto quello che gira intorno ai colori giallorossi. Mi piace il modo in cui si sta vicino alla squadra e quello che  rappresenta la Roma in questo contesto non tanto pulito. La Roma incarna una linea più pulita, non tutti sono molto chiari. Roma contro tutti? Forse sì. 

 Una passione che hai trasmesso  ben presto ai tuoi figli. Come vivono Alessandro e Daniel il tifo, sappiamo che li porti già allo stadio… 

Sì, ma  lo vedono da lontano, rigorosamente in tribuna Tevere,  da sempre abbonato ci tengo a dirlo! Porto i bimbi fin da quando avevano un anno e mezzo,  vivono lo spettacolo al di fuori del campo, anche se in maniera molto emotiva.  Spesso mi chiedono di comprare i fumogeni, ancora non capiscono.  Mi riempie di felicità però vederli così gioiosi; è difficile far diventare di fede romanista un giovane di oggi. Non è molto facile, non siamo il  Milan o altre squadre che  hanno un blasone rinomato, vincono di più e hanno di conseguenza una maggiore visibilità.

 Azzardiamo qualche pronostico?

Non riesco, sono negato. Vorrei aggiungere invece che sono molto soddisfatto di tutto quello che sta facendo la nuova società. Non saranno gli arabi, ma dal punto di vista organizzativo stanno lavorando davvero molto bene, non siamo più una realtà provinciale. E questo era quello che voleva la famiglia Sensi; lo so perché sono le parole che mi ripeteva spesso Rosella, che conosco  da quando era ancora una studentessa universitaria: far diventare la Roma una realtà internazionale. 

 Giusy Genovese