“All or Nothing”, il format di Amazon Video dedicato alla scorsa stagione calcistica della Juventus, ha furoreggiato nei giorni scorsi.

I tifosi bianconeri,  sui social – specie su Twitter – hanno dato vita a lunghe discussioni sulla “serie”, divisa in otto episodi.

Più per curioso dovere che per vero interesse ho seguito anche io il tutto, ma non sono qui a scrivere su quanto mi possa essere piaciuta o meno.

La verità è che mai momento fu più inopportuno per uno spettacolo di questo tipo.

Un titolo così ridondante e imperativo, “All or Nothing”, che dopo le partite  perse amaramente contro Chelsea e Atalanta mi sembra ancora più forzato.

Perché, a essere completamente sincera, oggi la Juventus è, propriamente, “Nothing”.

L’andamento stagionale fino a oggi, nello sconforto generale che genera una squadra oramai ombra di quella che ha dominato per quasi un decennio, è avvolto dalla confusione e dall’inadeguatezza più totali.

Riavvolgendo il nastro in verità, le stesse regnano in casa bianconera da anni.

Tradotte in scelte sulle quali ancora oggi mi interrogo.

Quella stessa casa dove si mette sotto contratto un allenatore che nessuno voleva (detto apertamente dal Presidente, vedere episodio 1 del format).

Un allenatore che nessuno (a parte, due/tre giocatori) supporterà.

Un allenatore che verrà esonerato indipendentemente da uno scudetto vinto in condizioni a dir poco proibitive.

Quella stessa casa in cui Agnelli chiama a allenare la prima squadra un principiante – a proposito, ma non c’era un dirigente preposto per queste cose? – e gli giura eterna protezione.

Salvo poi esonerarlo a fine stagione malgrado gli obiettivi raggiunti (e dopo un anno sulle Montagne Russe).
Coerenza

Quella stessa casa in cui – con una clamorosa inversione di tendenza… ma nemmeno tanto clamorosa – si richiama Massimiliano Allegri – dopo due anni di inattività completa e dopo averlo sollevato dall’incarico… –  per ritornare a vincere.

Una sorta di usato super garantito, quasi di lusso.

Ah, poveri  illusi.

Davvero pensavano che bastasse un allenatore che ha già beneficiato a lungo e ripetutamente della Dea Bendata?( E con questo non voglio dire che Allegri non abbia meriti nei suoi precedenti successi alla Juventus).

La sua filosofia calcistica può piacere o meno, ma non è questo il punto.

Il punto è che in due anni il mondo è cambiato e pure il calcio, tanto.  E non ci si può vantare, quasi, di non aver guardato le partite in questo lasso di tempo.

Il calcio guarda avanti e Massimiliano Allegri e la Juve (lui ci tiene a sottolineare la loro comunione di intenti) guardano costantemente indietro.

Proprio come in “All or Nothing”, dove tutto celebra un gruppo oramai da tempo avviato al viale del Tramonto.

Questo contrasto stridente tra la realtà, non solo della Champion ma anche della Serie A, e il modus operandi della Juventus sta vorticosamente conducendo la squadra in una spirale di risultati negativi e in una depressione dalla quale al momento sembra improbabile uscire.

Il confronto con le due precedenti annate, condotte da Sarri e Pirlo, sembra già spietato al 29 novembre: e dopo la cocente sconfitta a Londra in Champions League gli spettri di una ennesima eliminazione agli ottavi ritornano puntuali.

Tutto questo incastonato in una situazione economica e aziendale che dir preoccupante è poco (ultima, l’indagine per le plusvalenze) e con un assenteismo al vertice che non ricordavamo da tempo.

Agnelli ha parlato di recente solo a proposito della Super Lega e alle assemblee degli azionisti.

In un momento così delicato, avrei quanto meno auspicato un suo messaggio, che dire, ai tifosi.

E a proposito di tifosi, sabato sera quelli presenti allo Stadium non hanno mancato di mostrare il loro disappunto con un “Fuori i c……i” reiterato, che quanto meno ha scosso la squadra a reagire: anche se non è bastato a segnare.

L’impressione che ho – sempre più forte, sempre più marcata – è che richiamare Allegri sia stato l’ultimo degli errori inanellati a filotto dalla dirigenza bianconera. 

Il livornese, in evidente difficoltà, mi stupisce in negativo.

Sembra oramai intrappolato in un personaggio vittima della sue massime (il suo cortomuso, l’avversione contro i giocatori Under 25, l’ossessione per la fase difensiva, et cetera).

Intervistato a Sky la scorsa primavera, lui stesso sottolineava l’importanza del mister nel creare valore o meno, a seconda della sua bravura, all’interno di una rosa a sua disposizione.

Marzo.

Solo una manciata di mesi dopo quello che dice in conferenza e quello che dimostra in campo rinnegano quanto dichiarato con un’ evidenza schiacciante. Arrivando a affermare che “lanciare nella mischia giocatori giovani è una moda passeggera”. 

Ennesimo episodio, le sue parole su Kaio Jorge in conferenza pre partita contro la Salernitana:

Lasciando pure che si parli di una rosa non all’altezza, quando in realtà –  lo ha detto lui, eh – “l’altezza” la determina anche e soprattutto chi la allena.

Allora è proprio vero che si allinea alla dirigenza.

Gattopardiana la Juve, gattopardiano lui.

Possibile che non capisca che non è la Restaurazione che salverà questa Juventus? O, fondamentalmente, quello che dice gli viene “imposto” dall’alto, con tanto di complicità della Vecchia Guardia?

Perché ci sarebbe da aprire un altro lungo, stucchevole capitolo sulla questione Senatori e su come il loro peso sia diventato insostenibile, perchè è l’ennesima zavorra che tiene ancorata questa squadra a una convenzione calcistica retrograda e deleteria.

A questo proposito vi invito a riascoltare Matthijs de Ligt che parla di “Lottare e Morire sul campo” come se giocare a pallone fosse una guerra invece che un gioco in cui fondamentalmente bisognerebbe divertirsi.

Raccapricciante.

È una situazione triste.

I cicli finiscono e questo è fuori discussione. Tuttavia la sensazione è che la Juventus stessa abbia fatto di tutto, con scelte scellerate – da parte di tutti, Paratici compreso anche se ora è via – per accelerare la cosa.

Il contratto quadriennale e costosissimo al mister toscano potrebbe essere la goccia che potrebbe far traboccare il vaso, in una condizione economica già delicata. Perché a oggi pare evidente che Allegri, buon gestore, non abbia nelle sue corde la capacità di ricostruire.

Un gesto, l’ennesimo, azzardato da parte di Andrea Agnelli che oramai sembra essere sempre più guidato da istinti personali che da ragionamenti oculati nel compiere le sue scelte.

All’indomani della sconfitta con l’ Atalanta, la squadra, oltre che in crisi, appare anche disunita.

Troppi i giocatori scontenti e troppe grane da risolvere, tanto che di questa matassa non si trova più il bandolo.

Certo è che  la Vecchia Signora non può più permettersi cambi in panchina (che, diciamolo pure a gran voce, cosí, uno all’anno, fa molto squadra da bassa classifica. Altro che Super Lega, caro Andrea).

E a queste condizioni – soprattutto se non dovesse arrivare il piazzamento Champions – quale futuro attenderebbe la Juventus?

Lo scenario dell’ “All or Nothing” propende angosciosamente per il “Nothing”.

Spero vivamente di sbagliarmi.

 

Daniela Russo