Allegri si è meritato con i fatti la fiducia del mondo Juve e i risultati sono il frutto del suo lavoro e il risultato delle sue qualità

La situazione emotiva del mister bianconero si puó commentare con la locuzione latina: Nemo propheta acceptus est in patria sua, cioè nessuno è profeta nella propria patria.

EPA/JOSE MANUEL VIDAL

Allegri arriva nell’agosto 2014 dopo la dimissione lampo di Antonio Conte, forse il miglior allenatore di quell’annata per i risultati ottenuti con quella Juve: vince gli ultimi 3 campionati, una stagione da imbattuto e record di punti in campionato, ma soprattutto con un gioco spaventosamente superiore rispetto alle altre pretendenti in Italia.
In Europa invece raccoglie sempre meno di quello che ha seminato, lasciando un amaro in casa bianconera per quella finale di Europa League mai giocata per un’eliminazione in semifinale da parte di un Benfica tutt’altro che irresistibile.

Ma ritorniamo ad Allegri. Il livornese arriva tra i malumori generali del pubblico bianconero motivati dalla fine fatta l’anno precedente in casa Milan: stagione tutt’altro che entusiasmante conclusasi con un esonero e successiva ad un’annata durante la quale perse lo scudetto proprio contro la Juventus con cui giocò uno scontro diretto parecchio contestato in termini di episodi.

Allegri per tutto il primo anno è coperto dall’immensa ombra lasciata dal fantasma Antonio Conte. Ogni partita vinta da Allegri sottovalutata, presente secondo tutti e innegabile l’eredità di Conte.

ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

Allegri non la prende bene e con coraggio e vittorie riesce a portare la Juventus ad un double (Scudetto + Coppa Italia) che in casa, ma non si ferma qui. Infatti, nello stesso anno riesce a portare la Juventus in finale di Champions League (che mancava dal 2003), contro il Barcellona.

La seconda stagione inizia con un altro trofeo, la Supercoppa contro la Lazio ma in campionato stenta fino a trovare la quadra e portare la Juve a una rimonta epica coronata dal tricolore che si aggiunge a un’altra Coppa Italia.

Il terzo anno, ormai scrollatosi il fantasma Conte, incomincia a essere paragonato ai massimi allenatori della scena mondiale e gli viene sempre riconosciuto un difetto: ‘non impone mai il suo gioco ma si adegua sempre alle partite’. Commento negativo ma che ha anche una piccola accezione positiva (riconosciuta dagli addetti ai lavori): indovina sempre tutti i cambi a partita in corso e ha una lettura della gara unica al mondo.
Piccola soddisfazione per l’allenatore livornese che è da tutti criticato per il conservazionismo e il giro palla.

Ma le accuse rivolte ad Allegri sembrano fortificarlo, tanto da fare double per la terza volta di fila ed arrivare questa volta più che meritatamente ad un’altra finale di Champions.
Inizia un’altra stagione, le accuse sono le solite e l’avversario in più con cui confrontarsi sarà il “sarrismo”.

La Juve di Allegri, però, continua nella sua cavalcata duellando con un Napoli che ha un solo obiettivo in mente: vincere il campionato. Lo scontro contro chi ha fame ed esprime un gioco migliore è però vinto ancora da Allegri e co. che, nonostante le critiche, fa ancora doble.

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Quattro anni, quattro titoli di Campione d’Italia accompagnati da quattro Coppe Italia: gli si puó rimproverare tutto ma i risultati gli danno sempre ragione. 

Per questo, Agnelli e il club bianconero, che fanno delle vittorie l’obiettivo primario, ignorando quanto mediaticamente viene detto e attenendosi ai trofei, confermano il tecnico: Allegri siederà sulla panchina della Juventus anche nella stagione 2018/2019.

Decisione, a mio avviso giusta perchè il mister si è meritato con i fatti la fiducia del mondo Juve e i risultati sono il frutto del suo lavoro e il risultato delle sue qualità.

Peccato per le due finali di Champions perse, ma si rifarà viste le sue capacità e la caparbia e magari, chissà, metterà a tacere i detrattori.

Ilenia De Sena