Ritorno amaro per Conte e Marotta, questa volta da avversari, in un deserto Allianz Stadium.

Juve 2, Inter 0.

Ambizioni nerazzurre ridimensionate in 90 minuti. Le reti portano i nomi di Rasmey e Dybala. Una Derby d’Italia che definirlo “sfida scudetto” sarebbe eccessivo: la squadra milanese, contro quella torinese, ha perso due volte su due. I risultati e la classifica parlano chiaro: l’Inter, lo scudetto, non lo merita.

Ammesso che a uno scudetto, quest’anno, si riesca ad arrivare. 

Il big match è stato atteso per due settimane: rinviato una volta e a rischio anche la seconda. Alla fine è stato giocato e ha deluso. Quando l’attesa del piacere è essa stessa il piacere, si dice. Certo, i tifosi bianconeri di “piacere” possono ancora parlarne. Uno strepitoso gol di Dybala e una vittoria meritata. In una situazione normale lo Stadium sarebbe esploso di gioia.

Ma il big match in sè non è stato così tanto “big”. Una Juve modesta, in ripresa rispetto agli incontri passati, e un’Inter la cui presenza dovrebbe essere domandata a Szczesny. Mai un tiro in porta, forse l’unico di Brozovic. Poi il nulla. 

Dove ha sbagliato l’Inter?

1- IL CROLLO DEL SECONDO TEMPO. L’Inter ha un problema non banale: nelle partite di livello va in difficoltà nel secondo tempo. A Barcellona, a Dortmund, a Roma contro la Lazio e ieri a Torino contro la squadra di Sarri. In tutti questi match, tranne quello di ieri, i nerazzurri sono andati “a bere un the caldo” (cit) all’intervallo in vantaggio, per poi crollare nel secondo tempo. Il pressing dei primi 45 minuti viene spesso pagato a caro prezzo nella ripresa.

2- TOTALE ASSENZA DI REAZIONE. Senza grinta, senza rabbia, senza idee. L’ha ammesso anche Antonio Conte: “La gara era piuttosto equilibrata, nella ripresa stavamo facendo meglio di loro, poi il gol di Ramsey ha cambiato tutto. Loro sono cresciuti e noi abbiamo subito in maniera importante senza riuscire a reagire. Dobbiamo continuare a lavorare, crescere dal punto di vista del carattere e della personalità. La Juve domina da 8 anni, noi siamo partiti 7 mesi fa: è difficile fare paragoni. Anno dopo anno dobbiamo cercare di raggiungere i livelli altissimi della Juve”.

3- LUKAKU E LAUTARO PEGGIORI IN CAMPO. In tempi di Coronavirus non ci si può più abbracciare come una volta, ma… che fine ha fatto quella complicità? Bruttissime prestazioni dei due bomber Lukaku e Lautaro Martinez che nel match più importante della stagione sono stati tutto, meno che bomber. Più assenti del pubblico in uno Stadium deserto. Non hanno lasciato il segno, non ci hanno nemmeno provato. La differenza tra le due squadre sta tutta e (soprattutto) lì: nel momento migliore nerazzurro i pericoli per Szczesny sono stati pochissimi, al contrario Handanovic l’ha pagata a caro prezzo. Il belga conferma la poca concretezza nelle partite chiave, l’argentino non segna dal 26 gennaio (Inter-Cagliari), giorno in cui venne squalificato per due giornate. In questo momento è in grande difficoltà, forse sta pagando le ripetute voci di calciomercato che lo danno al Barcellona nella prossima stagione. E guarda caso, manca la smentita della società nerazzurra…

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Immagine Fonte: Profilo Ufficiale Instagram Inter

4- INCOGNITA ERIKSEN. Da stella europea a equivoco? Vogliamo sperare di no! L’acquisto da 20 milioni che a gennaio si pensava potesse rivoluzionare la rosa, non sta dando i risultati sperati. Conte lo tiene in panchina per un’ora, non gli dà fiducia e quando ci prova, il danese entra e non riesce a trovare il suo posto in campo.

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Immagine Fonte: Profilo Ufficiale Instagram Inter

Ha vinto la Juve e ha vinto Sarri. Testa bassa per Conte e in fretta negli spogliatoi: graziato dall’assenza del pubblico, vedere la sua ex squadra festeggiare è qualcosa da evitare. Testa bassa ma orientata a giovedì perché arriverà il Getafe dalla Spagna per l’andata degli ottavi di finale di Europa League e una prestazione come quella di ieri sera non è più permessa.

Sara Montanelli