23 maggio 2017, i quotidiani sportivi aprono sul connubio (quasi) fatto tra Spalletti e l’Inter. Sette anni fa, il 23 maggio 2010 per l’appunto, i quotidiani sportivi aprivano ancora sull’Inter ma era un’Inter di un pianeta diverso. Era l’Inter di José Mourinho, di Eto’o e Milito, Samuel, Materazzi e di patron Moratti, era l’Inter degli interisti, quelli che la maglia blu e nera era una sorta di seconda pelle e che per quello stemma sputavano sangue metaforicamente e non, Materazzi docet. Da quel giorno buio pesto, solo un titolo, arrivato nell’epoca Benitez: il mondiale per Club; poi, la storia la conosciamo bene.

Ripensandoci quello “Zero Tituli” beffeggiato in faccia alle rivali riecheggia a mo’ di sortilegio, in Vittorio Emanuele i tituli mancano da troppo tempo e oggi più che mai una damnatio memoriae di questi sette interminabili anni sarebbe cara a tutti gli interisti, specie dopo la vittoria contro la Lazio. Su quella partita son piovute critiche quanti elogi ma quello che brucia come alcol etilico su ginocchia appena sbucciate è, paradossalmente, proprio il risultato.

C’è chi ha parlato di ripresa ma i milioni di tifosi nerazzurri si auspicavano una ripresa ben diversa, l’aspettavano già dal derby d’andata con l’arrivo di Pioli, ripresa che sembrava avviarsi per poi frenare, o meglio, stopparsi clamorosamente dopo la partita più proficua della stagione. Quel 7-1 contro l’Atalanta fu l’inizio della fine proprio quando in ballo c’era ancora qualche qualificazione che, a posteriori, sembra essere stata snobbata, a tratti schifata. A pensar male è peccato eppure, sarà frutto di casualità ma, l’Inter torna a ringhiare e ad aggredire proprio quando quella fantomatica qualificazione è ormai matematicamente andata (al Milan tra l’altro; oltre il danno pure la beffa).

Saltato un altro allenatore, quello dal quale si diceva voler partire, l’assalto al top coach è cominciato dall’innesto societario chiamato Walter Sabatini. Tra il dire e il fare dicono in mezzo ci sia il mare ma, se in Italia i detti hanno un non so che di profetico, in Cina, almeno quelli italiani, non attecchiscono molto e in men che non si dica è tour de force e la caccia alle streghe si fa più assidua di quanto si pensasse. Conte è la priorità, ma la disponibilità di Abramovič a rinunciare al nuovo re d’Inghilterra è dubbia e, forse, potrebbe essere dubbia anche la volontà dell’ex tecnico bianconero ad approdare a Milano ma c’è chi dissente, d’altronde il messaggio di benvenuto a Lecce è sancito dalle scritte che rendono memoria di quel tradimento (con il Bari, acerrimo rivale), mai perdonato e che neanche la Nazionale è riuscita ad affievolire.

Insomma, secondo i leccesi, non sarebbe troppo remota la possibilità che mister Conte possa voltare pagina sulla Vecchia Signora sposando la causa bauscia ma l’impresa non sembra andare in porto per qualche ragione che al momento non è del tutto chiara tantomeno decisiva. I rumors pullulano e c’è chi addirittura pensa che il buon Antonio stia temporeggiando solo per gonfiare l’ingaggio al Chelsea.

L’Inter, intanto, (si) dà tempo fino a lunedì, nel frattempo a Nanchino il sole giunge prima rispetto a Milano e non si accettano tempi morti e in quasi un anno di presidenza Zhang ha pienamente dimostrato che la pazienza non è il suo forte, motivo per cui ha già preso le misure di sicurezza, accordandosi con Luciano Spalletti qualora dovesse arrivare il no definitivo dall’Inghilterra.

Egle Patanè