33 gol fatti, 10 subiti, 12 vittorie, 3 pareggi e l’unica ferma a 0 sconfitte, l’Inter si prende la vetta da migliore della classe

La vittoria della Juventus al San Paolo ha seminato dissapori nella Milano nerazzurra perché, per quanto scomodo il Napoli davanti, sperare di vedere la Vecchia Signora perdere terreno è un mantra per questioni non necessariamente legate alla classifica. Eppure, a posteriori, quella rete di Gonzalo non ha fatto così tanto male. Scavalcare, seppur di un solo punto, la più indiziata allo scudetto può soltanto far sorridere, specie se il sorpasso avviene in una giornata particolare come quella di ieri in cui, ancor prima della palla al centro, a San Siro regnava l’ilarità più totale gentilmente concessa da un tale Brignoli che manda di traverso il pranzo domenicale ai Milanesi (gli altri). Il pareggio del Benevento sembra un regalo natalizio scartato in anticipo o magari, volendo sognare in grande, l’antipasto che fa gustare il grande pranzo di Natale ma noi siamo l’Inter e pensiamo all’Inter anche perché, nessuno me ne voglia, sarebbe poco utile preoccuparsi di chi giace a -18.

Temere che gli uomini di Spalletti potessero essere già proiettati sul prossimo match, sottovalutando il Chievo, era una condizione naturale specie per il tifoso interista che per noti cliché storici teme “le piccole” più delle big. Se ai cliché di memoria storica aggiungiamo il risultato ottenuto dai gialloblù con il Napoli, non stupisce l’ansia che attanagliava il tifoso nerazzurro prima della gara. Da qualche tempo, però, dopo l’arrivo di Luciano Spalletti era stato preannunciato, #Interiscoming e mai come oggi questo hashtag acquista valore. Cinque gol: l’Inter non segnava così tanto dalla partita contro l’Udinese della scorsa stagione; tripletta di Perisic, il solito Icardi e la rivelazione Milan Skriniar piegano il Chievo e si prendono con arroganza la vetta.

Salutate la capolista! Troppo presto, troppo ingenuo e troppo avventato forse il coro alzatosi dalla nord a fine partita, quanto può durare? Magari solo fino a sabato ma poco importa perché l’Inter è capolista e non poteva capitare in un momento migliore di questo. Quella pole neroblù è una benedizione per una serie di motivazioni che potrebbero essere banalmente riassunte in unica parola: Juventus. Il lavoro di Spalletti parte dall’alto, da capo a piedi, perché Luciano di Certaldo è del partito opposto a chi pensa che a calcio si gioca soltanto con i piedi: mens sana in corpore sano ma anche e soprattutto viceversa  pare sia un concetto ormai ben implementato in quel di Appiano Gentile. Emblematica in tal senso la goleada di ieri al Meazza, specie perché mancavano due e mezzo dei titolarissimi di questa Inter e perché in campo ieri figuravano più di uno di quei giocatori ritenuti finiti o presunti tali e che, al contrario, hanno reso orgogliosi allenatore e tifosi.

foto di Mattia Pistoia

Ranocchia applaudito e mai temuto negli interventi; Santon che cavalca lungo la fascia, crossa, si inserisce e raddoppia; il ritorno al gol di Ivan Perisic che non si fermava più; Skriniar sempre più certezza… tutti elementi che suggellano il fatidico “tutti titolari” perché tutti sono parte in causa e ognuno con la loro dose di importanza.

Il risultato di ieri è servito soprattutto al fischio iniziale della prossima gara perché, la prossima volta che gli uomini di Spalletti entreranno in campo sarà allo Stadium contro la più temibile delle avversarie. Temibile ma non impossibile e lo dice la classifica (due sconfitte e un pari per Allegri and children, di cui una proprio allo Stadium -che non è più così inespugnabile-) e questo l’Inter lo sa bene. I bianconeri usciti rafforzati dal San Paolo fiutano l’odore di pole e marcano il territorio a -1 dal Napoli e a -2 dall’Inter: vincere sarà l’unica cosa che conta come sono soliti dire dalle parti di Vinovo ma di allegro c’è solo il nome perché questa volta di scontato c’è poco perché oggi come mai negli ultimi anni di fronte ci sarà una squadra, vera.

Egle Patané