Spesso e volentieri, nel calcio, non sempre ha la meglio la “favorita”, la rosa con maggior valore di mercato, la società più solida mentalmente. A volte, nel calcio vince chi ci mette l’anima, chi si lascia guidare da una forza che non dipende da gambe e testa ma da sentimentalismo sviscerato, da passione e da voglia dettata dal cuore … se ci fosse il premio al valore, ieri l’Inter la medaglia se la sarebbe senza dubbio guadagnata.

BIANCONERI PER NULLA ALLEGRI Nessuna metafora, nessuna retorica, i bianconeri si son lasciati prendere letteralmente a pesci in faccia (e già che son gobbi si son ritrovati ad essere gentilmente invitati a tornare a casa a capo chino). Una Juve che non parte, o meglio, che parte di quarta, o di Khedira ma, rimane senza carburante, brucia il motore e rincasa a Torino tutt’altro che in Allegri(a).
Con il nero in mezzo tra incudine e martello, ieri, a San Siro, era una questione di colori e il blu ha avuto la meglio sul bianco nella stessa misura in cui a trionfare è stato l’allenatore “Di Burro”, lo stesso che fino a ieri veniva dato per spacciato, al cospetto del meticoloso Allegri che, ieri, di meticoloso ha avuto ben poco.

Juventus coach Massimiliano Allegri reacts during Italian Serie A soccer match Fc Inter Milan vs Juventus Fc at San Siro stadium in Milan, Italy, 18 September 2016. Ansa/Emilio Andreoli

INFLUENZA 23? Tutto blu il cielo sopra il Meazza, o meglio, blu e nero nonostante di nero per gli uomini di De Boer, questa volta, non c’è proprio nulla. Lucidi, ordinati, ben piazzati, meticolosi, tenaci, grintosi e agguerriti quasi come i bei tempi quando in campo c’erano i leader di cui l’Inter vista fino a ieri necessitava. Agguerrita come quando in campo c’erano Milito e Materazzi, quei 22 e 23 che hanno scritto la storia e che ieri a San Siro c’erano, non da protagonisti, ma da spettatori (speciali).
IL VANTAGGIO, POI LA RIBALTA Un primo tempo quasi equilibrato con qualche sprazzo bianco che ha turbato di rado gli animi della nord attenuando il blu di cui si stava colorando il match sin dai primi minuti. I nerazzurri, i migliori degli ultimi sei mesi, investono molto mentalmente e fisicamente, pressano, tengono altissimi i ritmi ma non concludono, non in modo decisivo.
La svolta si ha al 21’ della ripresa quando, dopo un palese calo da parte dei padroni di casa, un lascia passare di D’Ambrosio a vantaggio di Alex Sandro partorisce l’assist per Lichtsteiner che beffa Santon e subito dopo Handanovic. Gol della Juve e Inter freddata. I tifosi bianconeri presenti infiammano il Meazza e ammutoliscono i nerazzurri.
L’Inter in perfetta asincronia con le aspettative, più che affossarsi come è solita fare, si scrolla il torpore di cui si era da qualche minuto vestita e concesso il tempo dei festeggiamenti ai rivali, al 23’ il solito Icardi stacca e, di testa, su corner di Banega, incorna la zebra scavalcando Buffon e pareggiando i conti. Da capitano che vuole riconquistare il cuore del suo popolo, dopo lo sgarbo di cui si era reso protagonista con la complicità della consorte, non si accontenta e serve un’assist da 10+ a Ivan Perisic che, appena subentrato al numero 23 – quello attuale – ancora di testa supera l’estremo difensore bianconero e chiude i conti. Prima il pareggio, poi la ribalta.
 Icardi inter-roma
ICARDI PROTAGONISTA, HIGUAIN SPETTATORE Icardi o Higuain? Da un numero 9 all’altro. Esattamente ciò che De Laurentiis ha tentato di fare per tutta l’estate, non riuscendoci. Perché alla fine, dopo tanto parlare, Maurito è rimasto in quel di Milano e ha messo a tacere, ancora una volta, chi lo ha bombardato di critiche perpetuate. Tifosi compresi. Oggi di certo un Adl capolista se la ride godendosi il suo Milik e, perchè no per  per l’intuizione avuta su Icardi o semplicemente per il modo in cui “O muccusiell’” abbia neutralizzando quel numero 9 che tanto aveva osannato e che, alle spalle, lo ha pugnalato preferendo la peggior rivale dalla notte dei tempi.
CADONO LE CERTEZZE Un esordio in Champions con il Siviglia affatto positivo e un derby d’Italia affrontato con tale smarrimento e mancanza di lucidità fanno riflettere e incupiscono gli animi di Vinovo. Ci si aspettava di più dall’armata bianconera, non solo in termini di risultato. Ai bianconeri è mancato il carattere (suo marchio di fabbrica), l’organizzazione, l’intesa tra i reparti. Tanti gol incassati, troppi errori e giocatori sottotono (forse anche per la posizione in campo). All’indomani della sconfitta alcune certezze sono vanificate: Allegri dovrà lavorare sulla rosa a disposizione e amalgamare gli interpreti esaltandone le caratteristiche.

Inter Milan's players celebrate at the end of the Serie A soccer match between Inter Milan and Juventus at the Giuseppe Meazza stadium in Milan, Italy, 18 September 2016. Ansa/Daniel Dal Zennaro

#InterJuve Mettendoci il cuore, i Nerazzurri hanno dimostrato che se ci credi nulla è impossibile, ridimensionando chi, rea di peccaminosa superficialità, ha sottovalutato un avversario che piccolo piccolo ha fatto l’impresa battendo i grandi.
Egle Patanè