A neanche 2 mesi di distanza torniamo a parlare di lui, Agostino Di Bartolomei, Ago o Diba per chi ha vissuto e ricorda ancora oggi il capitano della Roma, il capitano del secondo scudetto, il capitano della Roma in finale di Coppa contro il Liverpool, l’ex capitano che 21 anni fa si è tolto la vita proprio in questo giorno.

E così torniamo a parlare ancora di quel mondo scintillante che fa brillare di speranza ed ammirazione coloro che lo seguono da spettatori e da tifosi. Un mondo che produce idoli e campioni, un mondo che da un momento all’altro può portarti tra le stelle ma che alla stessa velocità può farti ricadere nella spaventosa condizione di “uomo comune”.

Spaventosa per chi, riservato per natura, ha dovuto fare i conti con l’idea di essere diventato in così poco tempo un simbolo, un’icona per molti e una guida per pochi, calzando alla perfezione il ruolo da leader per 11 anni fino a portare i suoi uomini a combattere con i grandi d’Europa.

Nessuna eccezione per il caro Diba, giunto il suo momento gli è stato semplicemente chiesto di farsi da parte; nessun ringraziamento per il capitano, nessuna opportunità per l’ex giocatore che ritiratosi con la famiglia non ha mai smesso di sperare. In molti hanno avvertito il suo bisogno di essere riaccettato in quel mondo a cui aveva dato tanto negli anni. Ma nessuno sembrava avvertire il vuoto che si era creato attorno a quell’uomo così silenzioso.

Nel suo silenzio ha meditato il suo addio, senza clamore, la mattina del 30 maggio 1994, a 10 anni esatti da quella maledetta finale contro il Liverpool, Agostino Di Bartolomei ha puntato la Smith&Wesson contro il suo petto e ha fatto fuoco.

Moltissimi i tweet di solidarietà e i saluti all’ex capitano in questo giorno doppiamente infausto per tutti i tifosi romanisti.

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Valentina De Santis